
Manovra 2026: taglio dell’Irpef e premi detassati
La legge di Bilancio 2026 punta a rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori con un mix di misure fiscali e incentivi alla contrattazione. In totale, saranno circa 17 milioni i beneficiari degli interventi previsti: 3,3 milioni nel settore privato grazie alla detassazione degli aumenti contrattuali e 13,6 milioni di contribuenti che usufruiranno del taglio dell’Irpef, con un alleggerimento medio di circa 210 euro l’anno.
Tra le principali novità, anche un fondo da 150 milioni di euro destinato ai dipendenti comunali per rafforzare il salario accessorio, con 50 milioni previsti nel 2027 e 100 milioni a partire dal 2028.
La misura di maggiore impatto riguarda i lavoratori del settore privato con redditi fino a 28mila euro: per loro la tassazione sugli aumenti contrattuali scenderà al 5%, lasciando nelle tasche dei dipendenti gran parte dei nuovi incrementi salariali.
Secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato, il beneficio medio sarà pari a 680 euro l’anno, una cifra che si somma al taglio del cuneo fiscale degli ultimi anni.
«Con la manovra 2026 vogliamo consolidare il recupero del potere d’acquisto e sostenere i consumi», ha dichiarato la premier Giorgia Meloni, rivendicando la linea del governo sul fronte fiscale.
La tassazione sui premi di risultato è stata ulteriormente ridotta, con il tetto portato da 3.000 a 5.000 euro. Vengono inoltre detassati straordinari, festivi e lavoro notturno per i dipendenti con redditi fino a 40mila euro, mentre il valore dei buoni pasto elettronici detassati sale da 8 a 10 euro.
Per i dipendenti pubblici, la manovra introduce un’imposta sostitutiva del 15% sul salario accessorio, fino a un massimo di 800 euro e per chi percepisce meno di 50mila euro l’anno. Il provvedimento interesserà circa 3 milioni di lavoratori statali.
Sul fronte fiscale, viene confermata la riduzione di due punti della seconda aliquota Irpef, che passa dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28mila e 50mila euro. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato in Parlamento che la legge di Bilancio «proseguirà nella riduzione del prelievo sulle famiglie, estendendo i benefici ai redditi medi».
Accanto al taglio dell’Irpef arriva una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali per i debiti accumulati tra il 2000 e il 2023. La rata minima sarà di 100 euro, e il governo prevede di incassare 9 miliardi di euro in 9 anni, con circa 500 milioni già nel 2026 e oltre un miliardo nel 2027.
Le nuove entrate serviranno anche a coprire una parte delle misure per i lavoratori. Il Ministero dell’Economia punta infatti su una stretta anti-evasione e su un miglioramento dell’efficacia dei pignoramenti fiscali. Grazie ai nuovi strumenti informatici, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà accedere ai dati sui corrispettivi e le fatture emesse nel semestre precedente dai contribuenti iscritti a ruolo, permettendo interventi mirati e più rapidi.
L’obiettivo è aumentare del 10% l’efficacia dei pignoramenti, che oggi risultano utili solo nel 22% dei casi. Dal 2027, l’Erario prevede un gettito aggiuntivo di 140 milioni di euro l’anno. Intanto, la stretta sull’Iva e sulle compensazioni fiscali — che impedirà di pagare i debiti con crediti d’imposta verso Inps e Inail — dovrebbe generare 726 milioni di euro nei primi due anni.
Con questa manovra, il governo punta a una strategia di equilibrio tra riduzione delle tasse e rigore contabile, cercando di conciliare la crescita economica con la sostenibilità dei conti pubblici.