
Latina sotto assedio per la guerra tra bande: 4 bombe esplose in 10 giorni

Negli ultimi dieci giorni Latina è diventata teatro di una vera e propria guerra tra bande per il controllo delle piazze di spaccio. Quattro bombe e una molotov hanno colpito quartieri popolari e zone periferiche, lasciando dietro di sé macerie, auto in fiamme e paura tra i residenti. Una situazione sempre più esplosiva, tanto che la sindaca Matilde Celentano ha annunciato in Consiglio comunale di aver scritto personalmente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca per chiedere un intervento immediato: «Latina ha bisogno di una risposta ferma e corale. Non possiamo tollerare questa escalation».
L’ultima bomba è esplosa nella notte tra mercoledì e giovedì ai palazzi di viale Nervi, dove un ordigno artigianale ha distrutto l’ingresso della scala “O”: portone sventrato, vetri in frantumi e muri lesionati. Pochi giorni prima, sempre nello stesso complesso, un’altra bomba aveva devastato una Smart parcheggiata, mentre una molotov era stata lanciata contro l’androne di via Guido Rossa come monito ai residenti che si stavano opponendo allo spaccio. L’episodio più recente ha riportato la memoria a un’aggressione di un anno fa, quando un giovane venne inseguito e ferito a colpi di pistola sulle scale di casa.
Le indagini di polizia e carabinieri confermano lo scenario di un conflitto tra due fazioni. Da una parte ci sono i “vecchi” criminali, con basi in viale Nervi e legami con pregiudicati storici; dall’altra i giovanissimi spacciatori dei palazzi “Arlecchino”, già noti per episodi di violenza quando erano minorenni. L’inchiesta ha già portato al ritrovamento di pistole con matricola abrasa, munizioni e cocaina in un sottotetto degli Arlecchino. Come sottolinea un investigatore esperto: «Un tempo si gambizzavano, ma tra un episodio e l’altro passavano settimane. Ora l’escalation è quotidiana».
Di fronte a una spirale che rischia di travolgere l’intera città, la Prefettura e le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli straordinari nelle zone calde, con posti di blocco e perquisizioni nelle case popolari. La sindaca Celentano ha ribadito la necessità di un’azione coordinata: «Questi episodi non sono più accettabili, lo Stato deve dimostrare che non arretra di fronte alle bande criminali». Anche il procuratore facente funzioni Luigia Spinelli ha lanciato un monito: «Bisogna far presto a fermare i responsabili prima che la situazione degeneri».
L’impressione, tra i cittadini, è che la città stia scivolando in un clima stile Colombia di Escobar anni ’80, come ha commentato amaramente un medico residente in zona: «Ma dove vivo, a Medellín?». Una battuta che restituisce tutta la gravità di un’emergenza ormai intollerabile.