
Inchiesta sulla bomba sotto casa Ranucci: la pista della ‘ndrangheta

C’è una nuova pista sulla quale sta indagando la Procura di Roma riguardo l’attentato con bomba carta avvenuto giovedì scorso davanti alla villetta del giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, a Campo Ascolano, nel comune di Pomezia, a sud di Roma. L’ordigno, contenente almeno un chilo di polvere pirica e innescato con una miccia corta, ha distrutto l’auto di Ranucci e quella della figlia, ma non ha provocato feriti. L’indagine potrebbe portare alla scoperta di collegamenti con gli interessi della ‘ndrangheta nel business dell’eolico, tema che Ranucci aveva già trattato nella trasmissione giornalistica.
L’indizio che ha portato a questa pista è legato al trasferimento, avvenuto lo stesso giorno, di un collaboratore di giustizia che aveva fatto rivelazioni cruciali per una delle inchieste di Report sul business eolico. Il collaboratore, legato a famiglie della ‘ndrangheta, era stato messo in una località protetta, segno che la sua sicurezza fosse a rischio. L’attentato potrebbe quindi essere una ritorsione mafiosa contro Ranucci, come avvertimento per non mandare in onda il servizio.
In un’intervista a Il Messaggero, Ranucci ha ricordato che l’ex boss della ‘ndrangheta Luigi Bonaventura, oggi collaboratore di giustizia, gli aveva rivelato di essere stato minacciato in carcere da membri di altre famiglie calabresi per aver toccato affari illeciti legati agli appalti all’Arena di Verona e al denaro sporco della ‘ndrangheta. La coincidenza tra l’attentato e il trasferimento del collaboratore potrebbe quindi collegare l’esplosione alla vendetta di ambienti mafiosi per le informazioni che il giornalista ha rivelato.
Altra pista investigativa riguarda il possibile coinvolgimento di ultrà interisti con profili criminali, che potrebbero essere stati offesi da inchieste di Report su affari illeciti legati agli stadi e agli ultras. Si parla anche di un possibile coinvolgimento della mafia albanese, che controlla alcune aree del territorio romano, e che potrebbe essere legata a chi ha compiuto l’attentato.
Nel frattempo, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Frascati continuano a raccogliere prove, con il supporto delle telecamere di zona che hanno ripreso un’auto fuggire dalla residenza di Ranucci poco dopo l’esplosione. Le indagini si concentrano anche su una Fiat 500 trovata abbandonata vicino al luogo dell’attentato, intestata a un uomo residente a Ostia che aveva denunciato il furto del veicolo.
In ogni caso, l’attentato non è il primo atto intimidatorio subito da Ranucci. Già un anno fa, dopo un’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, il giornalista aveva trovato dei proiettili davanti a casa sua, un episodio che ha fatto sorgere il sospetto che le due aggressioni possano essere collegate. Nonostante l’accaduto, Ranucci ha ribadito che non si lascerà intimidire e che continuerà a svolgere il suo lavoro di giornalista. Il caso è ancora in fase di accertamento e le indagini proseguono.