
Fregene, rivolta contro l’ordinanza che spegne la musica in spiaggia

Il lungomare di Fregene, solitamente vibrante di suoni e voci, si è ritrovato immerso in un insolito silenzio. Niente musica che accompagna i bagnanti sotto il sole, niente dj set a vivacizzare gli aperitivi sulla spiaggia. Solo il frangersi delle onde, il verso di qualche uccello e i sussurri delle famiglie. Un’atmosfera surreale, conseguenza di una recente ordinanza del sindaco di Fiumicino, Mario Baccini, che ha imposto per 30 giorni il divieto di diffusione musicale negli stabilimenti balneari e nei chioschi.
La decisione è arrivata in seguito ai disordini e ai problemi di viabilità registrati durante il primo maggio, quando le forze dell’ordine avrebbero accertato diverse irregolarità, tra cui la mancanza di autorizzazioni e l’occupazione abusiva di suolo pubblico, ostacolando persino i mezzi di soccorso.
Un provvedimento che ha scatenato la dura reazione dei gestori degli stabilimenti. Stefano Travaglini, titolare del Coccoloco, non nasconde la sua amarezza al quotidiano Il Messaggero: «Il divieto è una mannaia per Fregene. Siamo i primi a voler rispettare le regole, ma non si può punire in modo così drastico l’intera categoria per gli errori di pochi». Travaglini si interroga anche sulla tempistica e sulla gestione della situazione: «Ogni anno il primo maggio c’è una grande affluenza. Il Comune non avrebbe potuto organizzare i controlli in anticipo invece di emanare un divieto così penalizzante?».
Anche Massimo Zardetto, che con la sua famiglia gestisce lo storico stabilimento “Sogno sul mare” dal 1972, esprime la sua preoccupazione: «Questa ordinanza lede l’immagine di Fregene. Non abbiamo le spiagge della Sardegna e soffriamo di erosione, e ora ci tolgono anche la musica e l’intrattenimento». Zardetto sottolinea come le attività, come il piano bar serale nel chiosco, rappresentino un’attrattiva per i turisti, molti dei quali arrivano anche da fuori regione. «Questo provvedimento uccide il territorio e tutto l’indotto turistico».
Alberto Cecere, presidente di Federbalneari Fiumicino e gestore dello stabilimento “Levante”, definisce la prima domenica post-ordinanza con due sole parole: «Solo silenzio e pioggia». Cecere evidenzia come non si possa far pagare a tutti gli operatori gli errori di pochi, ricordando come molti stabilimenti offrano servizi di ristorazione e aperitivi in spiaggia, momenti spesso accompagnati dalla musica.
Il divieto ha anche un impatto sugli investimenti effettuati dagli operatori. Luigi Raffaele, gestore del Calasol, parla di un clima che potrebbe influenzare anche le scelte politiche locali. Nonostante la frustrazione, i balneari non restano inermi. Raffaele anticipa la presentazione al Comune di una proposta di disciplinare, elaborata insieme ad altri colleghi, che prevede soluzioni concrete come parcheggi esterni con servizio navetta a carico degli esercenti, presidi sanitari e personale formato per la sicurezza, oltre a un canale diretto con le forze dell’ordine.
«È necessario stilare un protocollo che dia una soluzione permanente alla situazione, senza uccidere Fregene», conclude Cecere. Sulla stessa linea l’Associazione Commercianti di Marina di Fregene, con il presidente Franco Travaglini che critica l’approccio del Comune, reo di non aver saputo gestire l’afflusso previsto per il primo maggio, soprattutto in considerazione delle chiusure di molti stabilimenti a Ostia.