
Evasione Tari a Roma, oltre mezzo miliardo di euro recuperato

Non si tratta di una tempesta di cartelle pazze, ma di un’operazione su larga scala contro l’evasione della Tari. Ama ha inviato nei giorni scorsi 145mila accertamenti per somme non versate dal 2018 al 2024, per un totale di 297 milioni di euro, e 218mila atti di accertamento per morosità, per altri 207 milioni. Il recupero complessivo sfiora quindi il mezzo miliardo di euro. Secondo Ama, il metodo adottato è stato necessario per garantire il controllo capillare dei contribuenti, incrociando banche dati per individuare le irregolarità. Tuttavia, l’invio massivo di avvisi ha sollevato critiche, soprattutto per la mancanza di un contraddittorio preventivo con i cittadini. Il presidente di Ama, Bruno Manzi, ha difeso l’operazione spiegando che un confronto individuale con ogni contribuente sarebbe stato impossibile. “Riuscite a immaginare 145mila contraddittori? Finiremmo fra anni“, ha dichiarato in Commissione Trasparenza.
I cittadini che ritengono di aver ricevuto un accertamento errato possono comunque presentare ricorso in autotutela, rivolgendosi ad Ama, che inoltra poi le segnalazioni al Dipartimento Entrate del Comune di Roma. Ad oggi sono stati presentati 38.305 ricorsi, con esiti differenti: il 32% è stato respinto, il 26% accolto parzialmente, mentre il 42% ha ottenuto esito positivo. Tuttavia, Ama ha precisato che una parte rilevante di questi ultimi accoglimenti ha portato all’apertura di nuovi accertamenti per individuare il soggetto effettivamente tenuto al pagamento della Tari. Gli errori più frequenti riguardano il numero dei componenti del nucleo familiare o le dimensioni dell’immobile, due parametri fondamentali per il calcolo della tassa. Manzi ha poi sottolineato che gli accertamenti totalmente annullati rappresentano solo il 10% del totale, un margine di errore considerato nella norma per operazioni di questa portata.
Sul fronte dei tempi di risposta, Ama ha dichiarato che i primi 7mila ricorsi presentati a novembre 2024 hanno avuto un tempo medio di lavorazione di 40 giorni, mentre per quelli successivi il dato si attesta sui 43 giorni, un valore inferiore ai tempi previsti per un eventuale ricorso alla Corte tributaria. La questione resta al centro dell’attenzione, con molte associazioni dei consumatori che chiedono maggiore chiarezza e trasparenza sulle modalità di accertamento e sulle possibilità di contestazione per i cittadini coinvolti.