
Cinecittà, scontri in strada tra gang di latinos armati di machete

È esplosa nel pomeriggio di ieri l’ennesima emergenza nella periferia est di Roma, a Cinecittà, dove un violento scontro tra gang sudamericane ha seminato il panico tra i residenti. Intorno alle 16.30, da uno degli stabili occupati di via Eudo Giulioli, noti per la presenza di irregolari e pregiudicati, almeno dieci giovani – molti dei quali a torso nudo e armati di machete – si sono lanciati all’inseguimento di un uomo, ferendolo gravemente in strada. Le immagini riprese da alcuni residenti documentano la furia cieca degli aggressori e le grida disperate delle donne che, in spagnolo, cercavano di fermare la violenza. “È stato come vivere in un film dell’orrore, ma purtroppo è tutto reale”, racconta un abitante del quartiere.
Nonostante l’arrivo rapido delle forze dell’ordine e del personale del 118, del ferito non c’era più traccia. Rimanevano solo chiazze di sangue sull’asfalto, sui muretti e persino su una cabina elettrica. Anche gli aggressori erano già spariti. Gli agenti della Polizia di Stato hanno seguito la scia ematica a ritroso, mentre gli uomini della Scientifica raccoglievano elementi utili alle indagini. L’ipotesi prevalente è quella di un regolamento di conti all’interno del racket delle occupazioni abusive, gestito da clan latini, fenomeno già noto e documentato in diverse città italiane. “Non si può più vivere così, prima o poi ci scapperà il morto”, lamentano i cittadini esasperati.
Solo pochi giorni fa, il 24 giugno, un blitz interforze aveva liberato parzialmente lo stabile in questione, sgomberando alcune soffitte fatiscenti e identificando 23 occupanti, di cui 3 poi espulsi. “Ma il resto del palazzo è rimasto nelle mani dei clan”, denuncia Tiziana Siano, avvocato e rappresentante del comitato Don Bosco. “È un’escalation senza precedenti, gli sgomberi devono essere totali e risolutivi, altrimenti è solo una farsa”. Le indagini proseguono, ma l’impressione generale è che a Roma si stia riproponendo, con sempre più violenza, un modello criminale importato da altre realtà italiane e internazionali, che sfrutta le fragilità sociali per trarre profitto dall’illegalità.