
Caso-Ilaria Sula, Mark Samson descrive al pm nuove rivelazioni

Dopo numerosi depistaggi, Mark Samson ha deciso di collaborare con gli inquirenti, rivelando nuovi dettagli sull’omicidio della sua ex fidanzata Ilaria Sula. In una nuova lettera inviata ai pm della Procura capitolina dal carcere di Regina Coeli, il 23enne ha descritto nel dettaglio le fasi del crimine e le sue azioni per disfarsi del corpo della giovane, gettandolo in un dirupo a Capranica Prenestina, a 50 chilometri da Roma. La confessione arriva dopo quella in cui aveva indicato dove si trovava il cellulare di Ilaria, nascosto sotto il materasso dei suoi genitori. Con queste rivelazioni, Mark cerca di provare che ha agito da solo, cercando di scagionare sua madre dall’accusa di occultamento di cadavere. La sua versione dei fatti è ora sotto esame, mentre il padre non è stato ancora indagato.
Nella lettera, Mark ha anche parlato di un testimone che lo avrebbe visto trasportare il corpo di Ilaria, stipato in una valigia, verso la sua auto. Secondo quanto raccontato, le gambe della vittima spuntavano dalla cerniera della valigia. Questo testimone potrebbe essere una figura chiave nell’indagine, un passante o un vicino di casa che, vedendo la scena, potrebbe averlo notato. Questo testimone potrebbe presto essere contattato dagli investigatori per confermare la versione di Mark. Nonostante il forte clamore mediatico sul caso, sembra che la persona in questione non abbia ancora riferito nulla alla polizia, nonostante l’evidente connessione con il delitto.
Mark ha anche raccontato nel dettaglio come ha avvolto il corpo di Ilaria in sacchi e lo ha messo in una valigia, dopo averla accoltellata al collo. Durante l’interrogatorio, aveva dichiarato di aver controllato se la ragazza fosse morta e successivamente aveva messo il corpo nella valigia, cercando di chiuderla. In una versione che ora sembra meno verosimile, Mark ha anche sottolineato che sua madre non lo avrebbe aiutato a trasportare la valigia, nonostante le sue dichiarazioni precedenti. La dinamica del crimine continua a essere oggetto di verifica da parte degli investigatori, che stanno cercando di confermare o confutare la versione del 23enne.
Un altro elemento cruciale è la valigia, che Mark ha dichiarato di aver portato da solo su per sette gradini, nonostante il peso di almeno 50 chili. Per dimostrare la propria capacità fisica di farlo, il ragazzo ha offerto di sottoporsi a un test specifico. Questo sembra essere un tentativo di confermare la sua versione dei fatti, anche se il fatto che sia stato lui stesso a compiere tutte queste azioni rimane un punto di discussione nelle indagini. Le autorità stanno ora cercando di raccogliere tutte le prove necessarie per fare chiarezza su quanto accaduto.
Dai verbali dell’interrogatorio emergono i mille volti di Mark Samson. Da un lato, si presenta come una persona remissiva e controllata, ma dall’altro, è descritto come possessivo, geloso e incapace di gestire la propria ansia da prestazione. La sua narrazione del crimine appare lucida e metodica, con un distacco che sorprende, considerando la brutalità dell’omicidio. Durante il suo racconto, ha utilizzato anche la terza persona per descrivere come si sentiva dopo aver compiuto l’omicidio: «Non ero me stesso», ha detto, facendo riflettere sugli aspetti psicologici che potrebbero aver influito sul suo comportamento.