
Attentato a Ranucci, Piantedosi: “Innalzato il livello di sicurezza”

L’attentato contro Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, ha scosso il Paese e riaperto una ferita che sembrava appartenere al passato. L’esplosione di un ordigno contro l’inviato della Rai ha riportato alla mente le stagioni più buie della storia italiana, quelle in cui il tritolo veniva usato per zittire chi si avvicinava troppo alla verità.
Di fronte a un gesto così grave, le istituzioni si sono mobilitate per garantire sicurezza e giustizia. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervenuto in Aula per un’informativa urgente, ha annunciato un rafforzamento immediato della protezione del giornalista: «Le articolazioni competenti sono impegnate da tempo nei servizi di protezione. Ora, il livello di sicurezza è stato innalzato». Il dispositivo di protezione passerà dal quarto al terzo livello di sicurezza, una misura riservata ai soggetti esposti a minacce dirette e concrete. Anche le aree abitualmente frequentate da Ranucci saranno presidiate e monitorate, così come gli accessi alla sede Rai, dove il giornalista lavora e da cui spesso partono le sue inchieste più delicate. «La stessa attenzione è stata posta alle misure di sicurezza già adottate dal commissariato di pubblica sicurezza Rai in occasione degli ingressi e delle uscite di Ranucci dall’azienda», ha sottolineato Piantedosi.
Il ministro ha voluto ribadire che l’attacco non rappresenta solo un’aggressione personale, ma un atto diretto contro uno dei pilastri della democrazia: la libertà di stampa. «La libertà di informazione è di vitale importanza per la democrazia e la sua difesa richiede non solo l’azione concreta delle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria, ma anche l’impegno costante delle istituzioni e della società civile», ha dichiarato. Piantedosi ha poi fornito alcuni dati che delineano un quadro preoccupante. Tra il 2020 e il 2024 si sono registrati 718 episodi intimidatori contro giornalisti, con un picco nel 2021. «Il maggior numero di episodi si è verificato quando in carica non c’era questo governo», ha precisato, non senza una punta polemica verso le opposizioni.
Ciononostante, il ministro ha riconosciuto la particolare gravità dell’attentato a Ranucci, un atto che, oltre a minacciare la sicurezza personale del cronista, rappresenta un attacco simbolico alla libertà di stampa e al diritto dei cittadini a essere informati. Nei giorni successivi all’attentato, alcune forze di opposizione avevano sollevato dubbi e critiche nei confronti del governo, accusandolo di non aver garantito sufficiente tutela ai giornalisti sotto minaccia. Piantedosi ha replicato con fermezza: «Chi utilizza questo grave atto intimidatorio per adombrare una responsabilità dell’esecutivo offende la verità e le istituzioni, con scarso senso dello Stato».
Ora, la priorità resta quella di assicurare alla giustizia i responsabili e impedire che episodi del genere possano ripetersi. Come ha ricordato lo stesso ministro, il lavoro dei giornalisti, e in particolare quello d’inchiesta, «non può e non deve essere soffocato dalla paura».