
Arrestati i fratelli Cobianchi: le mani della mala romana su Cortina

Serate, droga, minacce e un sogno criminale: mettere le mani sugli appalti dei Giochi invernali di Milano-Cortina 2026. È quanto emerge dall’inchiesta “Reset” condotta dai carabinieri di Cortina d’Ampezzo e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, che ieri ha portato all’arresto dei fratelli romani Leopoldo e Alvise Cobianchi, 38 e 36 anni, figure già note alle forze dell’ordine e legate agli ambienti della Curva Nord della Lazio. E gira che ti rigira, si finisce sempre lì, attorno al giro ramificato ed esteso costruito nel tempo da Fabrizio Piscitelli.
Ex amici di Diabolik, l’ex leader degli Irriducibili ucciso nel 2019, i Cobianchi avevano trasferito nelle Alpi venete un modello di gestione del potere criminale già sperimentato nella movida romana: imporre serate, sicurezza e pubbliche relazioni ai gestori dei locali di Cortina, per poi controllare traffici di droga e riciclaggio. Dalle indagini è emerso che baristi, autisti e camerieri lavoravano per loro come pusher, all’interno di una rete di spaccio estesa e capillare.
L’indagine, avviata nel giugno 2024 a seguito di un’inchiesta su stupefacenti del 2022, ha portato a un’ordinanza di custodia cautelare per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Leopoldo è finito in carcere, Alvise ai domiciliari, mentre un terzo complice, Daniele Mazzarella, 29 anni, è sottoposto all’obbligo di dimora e di firma. Altre quattro persone sono indagate.
Secondo la Dda, i fratelli esercitavano un controllo intimidatorio tipicamente mafioso, usando il terrore per sottomettere gestori e imprenditori locali. Ai titolari dei locali che non accettavano le loro condizioni venivano rivolte minacce dirette: «Cortina è nostra, ti devi adattare», «Siamo qui da vent’anni e comandiamo noi».
Le violenze erano sistematiche e documentate. In un episodio, un uomo è stato chiuso nel bagagliaio di un’Audi per un debito di droga di soli 100 euro. In un altro, Loris Osualdella è stato portato in un bosco e picchiato dopo aver visto i due brandire una pistola. Leopoldo registrava i pestaggi sul proprio cellulare, in video che mostrano minacce e umiliazioni inflitte alle vittime: «Vedi che succede a chi ci pesta i piedi?».
Il loro obiettivo era anche infiltrarsi negli appalti legati alle Olimpiadi invernali. Secondo gli inquirenti, i Cobianchi avevano elaborato un piano per avvicinare Stefano Ghezze, assessore ampezzano, tramite un conoscente comune. Durante un incontro, avrebbero proposto “un voto di scambio in cambio di appalti collegati ai Giochi”, minacciando successivamente ritorsioni in caso di mancata collaborazione. L’assessore, però, non ha ceduto e ha denunciato le intimidazioni.
Rampolli di buona famiglia, cresciuti a Roma Nord, i Cobianchi si erano lasciati trascinare dalle logiche violente del tifo organizzato, finendo per costruire un vero e proprio sistema di potere criminale esportato nel cuore delle Dolomiti. «Noi tiriamo i fili e non compariamo», diceva Leopoldo in una delle intercettazioni, descrivendo il proprio ruolo da regista occulto.
L’inchiesta “Reset” ha interrotto la loro scalata, ma i magistrati dell’Antimafia temono che il tentativo dei Cobianchi di conquistare Cortina rappresenti solo una parte di un più vasto disegno criminale volto a infiltrarsi negli affari e nei cantieri legati alle Olimpiadi 2026.