
Allarme sicurezza a Roma: sparite 11 pistole della polizia locale

Undici pistole in dotazione al Corpo della polizia locale di Roma sono scomparse. Un dato significativo, che però non desta particolare allarme nel Comando Generale. “Al momento non c’è nessuna emergenza. E se si dovesse verificare siamo pronti a intervenire“, hanno dichiarato fonti del Comando al quotidiano Il Messaggero, minimizzando l’accaduto.
Secondo quanto spiegato, i furti non riguarderebbero necessariamente pistole complete, ma in alcuni casi anche solo “una parte della pistola“, come caricatori o canne, e sarebbero avvenuti “nell’arco di più anni“. Il Comando sottolinea come queste cifre siano “irrilevanti” se paragonate al totale delle armi in dotazione al Corpo, che ammonta a ben 4.102 unità, come emerge dalla relazione annuale del sindaco Roberto Gualtieri. Tra queste, 3.166 sono Beretta calibro 9 con 13 proiettili ciascuna e circa mille Heckler & Koch con 15 proiettili, queste ultime acquistate di recente.
È importante precisare che il numero di agenti armati è inferiore al totale delle pistole: sono 2.696 i vigili abilitati al porto d’armi, mentre le restanti 1.406 sono considerate armi di riserva o destinate a personale di recente assunzione giudicato idoneo. Il Comando definisce questo numero “coerente sia in relazione alle passate assegnazioni e sia in previsione di prossime assegnazioni a personale già idoneo al porto di arma di recente assunzione“.
La custodia delle armi è affidata alla responsabilità del singolo agente, che deve seguirne precise disposizioni per prevenire furti e relative conseguenze. Gabriele Di Bella, segretario provinciale Ugl, esprime forte preoccupazione e chiede una revisione delle modalità di custodia: “Non può gravare sul singolo agente“, afferma, puntando il dito contro “la mancanza di armerie all’interno dei singoli Gruppi del Corpo“. La proposta del sindacato è di dotare ogni gruppo di “armadietti blindati, così come li hanno polizia e carabinieri“, superando la centralizzazione nell’unica armeria di via della Consolazione, giudicata poco pratica. Di Bella ritiene che i fondi per tali interventi siano disponibili.
Il Comando Generale, tuttavia, non condivide questa visione, ritenendo “impensabile (e non necessario)” allestire depositi in tutte le oltre 20 sedi della polizia locale. Le motivazioni addotte riguardano la necessità di verificare l’idoneità degli ambienti, la probabile inadeguatezza di alcune strutture, i costi e i tempi necessari per implementare sistemi di videosorveglianza e vigilanza al momento assenti. Se la situazione dovesse richiederlo, il Comando si dice pronto a “prenderlo in considerazione“, ma ribadisce che “non c’è nessuna emergenza“.
Una posizione che contrasta con quella di Di Bella, per il quale “l’emergenza c’è a prescindere dai numeri perché se anche una sola arma dovesse essere usata per delinquere diventerebbe un problema enorme per il singolo agente, costretto a dover subire processi e procedimenti disciplinari“. Il segretario Ugl si dice convinto che si stia “sottovalutando la sicurezza degli agenti“. Al di là delle posizioni e delle interpretazioni della vicenda, la polemica sulla gestione della sicurezza delle armi in dotazione alla polizia locale di Roma è aperta.