
Abuso di alcol a Roma, ricoveri e trapianti di fegato in aumento
Dietro le luci e la socialità che spesso accompagnano la vita notturna romana si nasconde una delle emergenze sanitarie più sottovalutate degli ultimi anni: l’abuso di alcol. Un fenomeno che sta producendo conseguenze drammatiche, con un aumento significativo dei ricoveri per scompensi epatici e, soprattutto, dei trapianti di fegato legati a epatopatia e cirrosi alcolica. Al San Camillo Forlanini i dati parlano chiaro: nel 2024 quasi la metà dei ricoveri per insufficienza epatica è direttamente riconducibile all’alcol.
A fotografare la situazione al Messaggero è Adriano Pellicelli, direttore della Uoc Malattie del Fegato del San Camillo: nel 2024 i ricoveri per scompensi epatici sono stati 635, di cui 288 causati dall’abuso di bevande alcoliche. «Si tratta del 45 per cento dei casi di insufficienza epatica grave» sottolinea il professore, indicando una crescita impressionante rispetto agli anni precedenti. Fino al 2018, infatti, i trapianti di fegato legati a complicanze dell’alcolismo erano statisticamente marginali. Oggi sono stabilmente al secondo posto tra le cause di intervento.
Il Polo interaziendale trapianti del San Camillo conferma il trend: nel 2018 i trapianti per patologie alcol-correlate rappresentavano il 21 per cento del totale, mentre nel 2024 sono arrivati al 44 per cento. Su 106 trapianti effettuati nell’ultimo anno, 48 riguardano cirrosi alcolica o carcinoma epatico. Nemmeno il 2025 lascia intravedere un rallentamento: su 96 trapianti già eseguiti, 26 sono collegati all’abuso di alcol, pari al 27 per cento.
La crescita dei casi non riguarda solo chi consuma alcol in modo cronico: a incidere è anche l’esplosione del binge drinking, l’assunzione rapida e saltuaria di grandi quantità di alcol, particolarmente diffusa tra i giovani tra i 20 e i 30 anni. Questa pratica può provocare un’epatite acuta alcolica, con danni potenzialmente irreversibili.
A preoccupare gli specialisti è anche l’aumento del consumo tra le donne: «Negli ultimi anni siamo passati dal 10 al 21 per cento» osserva Pellicelli, evidenziando come il fenomeno sia ormai trasversale a fasce di età e contesti sociali diversi.
Di fronte a un quadro così allarmante, i medici chiedono interventi immediati e strutturati. Servono campagne di prevenzione mirate, soprattutto nelle scuole, per far comprendere ai più giovani la gravità dei danni provocati dall’alcol non solo al fegato, ma a molti altri organi vitali. Fondamentali anche controlli più severi sulla somministrazione di alcolici ai minorenni e una rete più ampia di centri di alcologia negli ospedali, in grado di garantire monitoraggi periodici e supporto psicologico.
Il convegno “Target Fegato”, in programma domani, metterà al centro proprio queste criticità, con l’obiettivo di sensibilizzare professionisti e istituzioni su un fenomeno in crescita continua, la cui portata rischia di esplodere ulteriormente nei prossimi anni se non contrastata con decisione.