
A processo il badante cingalese che uccise un anziano di 94 anni

Nell’estate dell’anno scorso la tragica morte di Nicolò Caronia, un ex-poliziotto 94enne, aveva scosso il quartiere Portuense. Il badante Nawela Kevinda, un 31enne originario dello Sri Lanka, lo aveva brutalmente aggredito, riempiendolo di botte. L’aggressione, avvenuta in casa della vittima, aveva causato lesioni gravissime che, dopo due mesi di sofferenze, avevano portato alla morte dell’anziano.
Kevinda aveva appena iniziato a lavorare come badante per il 94enne. Non è chiaro come fosse arrivato a quel lavoro, ma il figlio di Nicolò ha raccontato che, a differenza di quanto accaduto in altre occasioni, il badante aveva chiamato direttamente il numero della moglie, invece di quello del suo. Sta di fatto che, una volta incontrati sia il cingalese che un altro candidato, l’anziano padre aveva deciso di optare per il primo. Una scelta che si rivelò fatale. Una volta ottenuto il lavoro, Kevinda si mostrò da subito violento, insultando l’anziano non appena scoperto che era un poliziotto in pensione e sputando sugli attestati della polizia. Dopo un rifiuto a portargli un caffè, la situazione era quindi degenerata. L’aggressore aveva assalito l’anziano con pugni, calci e gomitate, con ferocia, lasciandolo in condizioni critiche, incapace di chiedere aiuto.
Il figlio di Nicolò, non riuscendo a contattare il padre al telefono, aveva deciso di andare a casa per verificare la situazione. Quando era arrivato, aveva trovato il badante a dormire e il padre riverso sul letto, sofferente, con evidenti segni di violenza. Nicolò, con molta fatica, era solo riuscito a rivelare al figlio: “Mi ha ammazzato di botte“. Dopo l’intervento del 112, l’anziano era stato portato al pronto soccorso del San Camillo, ma nonostante le tempestive cure, era poi morto il 27 agosto a causa del politrauma subito e della sindrome ipocinetica da allettamento. In ospedale l’anziano era stato ascoltato dai carabinieri della stazione di Porta Portese e anche a loro aveva raccontato dell’aggressione subita.
Kevinda, che ha sempre negato di aver picchiato il suo assistito, è stato successivamente arrestato e accusato di omicidio volontario, aggravato dalla crudeltà. Nell’immondizia della casa e nel suo zaino sono stati trovate diverse bottiglie di vino vuote. Il 31enne, originario dello Sri Lanka e in Italia dal 2016 con permesso di soggiorno scaduto, sarà processato per la morte dell’anziano. Nell’udienza preliminare il suo avvocato ha chiesto il giudizio con rito abbreviato, ma la richiesta è stata respinta dal Gup che la prossima settimana deciderà sul rinvio a giudizio presentato dal pm Alessandro Lia.