
Interventi estetici abusivi a Roma: spunta un giro illecito di farmaci ospedalieri

A Roma si allarga l’inchiesta sugli interventi estetici abusivi condotti in strutture non autorizzate e da personale privo di titoli riconosciuti. Al centro dell’indagine c’è Olivia Buldrini, ex assistente di chirurghi già sotto processo per decessi e lesioni a pazienti. Secondo la Procura di Roma, la donna avrebbe eseguito decine di operazioni, dalle semplici iniezioni di filler e botulino a interventi complessi come mastoplastiche con somministrazione di anestesia.
Le indagini, coordinate dal pm Stefano Opilio e condotte dai Nas, ricostruiscono un’attività continuativa e non occasionale. La Buldrini, di professione informatrice farmaceutica, avrebbe operato in diverse sedi, incluso l’ambulatorio di José Lizarraga Picciotti a Primavalle, dove nel giugno scorso è deceduta la 46enne ecuadoregna Ana Sergia Alcivar Chenche dopo una liposuzione. Nonostante non fosse medico, la Buldrini avrebbe eseguito interventi anche al seno, come quello di una paziente operata nel luglio 2023 e successivamente ascoltata dagli inquirenti. In alcuni casi sarebbe stata affiancata da anestesisti e infermieri.
Dal cellulare sequestrato alla Buldrini sono emersi messaggi e contatti con decine di pazienti dal 2024 a oggi. Le donne si sarebbero rivolte a lei per trattamenti estetici e operazioni invasive, lamentando in diversi casi complicanze ed errori. Una cliente ha raccontato di essersi sottoposta a 12 punture di botulino per 250 euro direttamente a casa propria, per poi ricevere la proposta di una liposuzione con il chirurgo Carlo Bravi, già ai domiciliari per la morte di Simonetta Kalfus.
Un altro filone dell’inchiesta riguarda i medicinali utilizzati durante gli interventi. Alcune pazienti avrebbero ricevuto prescrizioni firmate con il timbro di Lizarraga Picciotti, mentre emergono sospetti su un giro illecito di antibiotici e anestetici ottenuti sottobanco da dipendenti ospedalieri compiacenti. Si tratta di farmaci ad uso esclusivamente ospedaliero, la cui gestione senza prescrizione autorizzata costituisce un reato grave.
Le indagini puntano ora ad accertare se la Buldrini fosse davvero in possesso di un titolo di laurea conseguito all’estero e mai riconosciuto in Italia, e a definire le responsabilità di chi potrebbe averle fornito i farmaci. La vicenda, che intreccia medicina estetica, abusi e gravi rischi per la salute, potrebbe allargarsi ulteriormente nei prossimi mesi.