
Al via un piano da 53 milioni per salvare i laghi di Albano e Nemi
Un piano senza precedenti, da oltre 53 milioni di euro, per salvare i laghi di Albano e Nemi, sempre più penalizzati da un calo idrico definito dagli esperti «non più ciclico, ma strutturale». È questa la strategia messa in campo dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale (Aubac) insieme a Regione Lazio, Città Metropolitana, Acea Ato2, Anbi, Egato 2, l’Ente Parco dei Castelli Romani e i Comuni coinvolti.
Il progetto punta a introdurre un sistema idrico «moderno, resiliente e intelligente», capace non solo di ridurre gli sprechi ma anche di aumentare la quantità d’acqua che torna in natura. I dati registrati dall’Aubac parlano chiaro: negli ultimi vent’anni il livello idrometrico del lago di Albano ha continuato a scendere, arrivando a una perdita complessiva di 1,05 metri tra il 2023 e il 2025. Solo nel 2024 il calo è stato di circa 50 centimetri.
«Ci siamo trovati davanti a un fenomeno che non è più ciclico, ma strutturale», spiega Marco Casini, segretario generale dell’Aubac. «I laghi stanno perdendo acqua più velocemente di quanto il sistema sia oggi in grado di reintegrare. Servivano interventi immediati e coordinati».
L’obiettivo principale del piano è la riduzione progressiva fino al totale spegnimento dei pozzi che incidono direttamente sulle falde di alimentazione dei due laghi. Una misura che dovrebbe garantire un approvvigionamento idrico più sicuro per oltre 350.000 abitanti dell’area. Contestualmente, nel 2026 verrà attivata una rete di monitoraggio delle falde, così da controllare in modo costante prelievi e dinamiche idrologiche.
Il piano si concentra anche sul ripristino della capacità naturale del territorio di assorbire e trattenere acqua. «Dobbiamo restituire al sistema ciò che negli anni è stato sottratto», osserva Casini. Gli interventi previsti includono infatti l’aumento della portata d’acqua conferibile al lago di Nemi attraverso i fossi esistenti e azioni mirate alla ricarica artificiale delle falde.
Per Nicola Dell’Acqua, Commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica, il lavoro svolto dal tavolo tecnico ha permesso di identificare «interventi concreti, immediatamente finanziabili e in grado di produrre effetti reali sul territorio».
Una visione condivisa da Massimo Gargano, direttore generale di Anbi: «Risanare i laghi di Albano e Nemi non significa solo recuperare acqua, significa restituire un futuro a un territorio intero».
Il piano dispone già di coperture economiche certe: 24,2 milioni dai fondi per gli investimenti infrastrutturali gestiti dal Commissario straordinario; 23 milioni dalla Regione Lazio tramite fondi FSC; 1 milione da Roma Città Metropolitana; 4,9 milioni dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.
Un intervento strutturale di lungo periodo, che promette di invertire una tendenza che metteva a rischio non solo due ecosistemi unici, ma anche l’equilibrio idrico dell’intero territorio dei Castelli Romani.
M.M.