
Manovra, allo studio una riforma per dare a Roma fondi certi e fissi
È uno dei dossier più delicati sul tavolo del governo: la possibile fuoriuscita di Roma dal meccanismo perequativo del Fondo di solidarietà comunale, il sistema che ridistribuisce risorse tra i Comuni italiani per ridurre i divari territoriali e garantire i servizi essenziali. Una revisione profonda che vede d’accordo, in modo trasversale, forze di maggioranza e opposizione, e che potrebbe imprimere una svolta nei rapporti finanziari tra Stato, enti locali e Capitale.
L’ipotesi su cui si sta lavorando è chiara: Roma riceverebbe una quota fissa, stabile nel tempo, non più legata ogni anno ai calcoli su capacità fiscale e fabbisogni standard. Allo stesso tempo verserebbe una quota minore dell’Imu destinata ad alimentare il Fondo. Una soluzione che, secondo i promotori, permetterebbe di superare le oscillazioni annuali e garantire alla Capitale una programmazione economica più lineare. Come ha sintetizzato la sottosegretaria al Mef Sandra Savino, «c’è un impianto sul quale si sta lavorando».
A sostegno della riforma si è espressa anche l’Anci, che in audizione ha definito l’uscita di Roma dalla parte perequativa come una misura in grado di semplificare il sistema e di alleggerire i vincoli per tutti i Comuni nel quinquennio 2026-2030. «Assicurerebbe a Roma un’assegnazione parziale, ma certa, dei vantaggi che otterrebbe applicando i criteri ordinari anno per anno», ha sottolineato l’associazione.
La questione, però, resta vincolata ai costi. Le proposte depositate in Parlamento prevedono che la minore contribuzione di Roma venga compensata da un intervento diretto dello Stato. E con la legge di Bilancio chiamata a rispettare vincoli stringenti sui saldi, il nodo delle coperture è tutt’altro che secondario. Se la misura non dovesse essere inserita nella Manovra, potrebbe trovare spazio nel decreto Anticipi, attualmente all’esame della Camera.
Nel frattempo continua il confronto istituzionale. Oggi è prevista una riunione della conferenza Stato-città, con all’ordine del giorno proprio l’intesa sulla ripartizione del Fondo per il 2026. In parallelo, governo e Anci discutono ulteriori aperture per gli enti locali, come una maggiore flessibilità nell’utilizzo degli avanzi di bilancio o un allentamento dei vincoli sulla tassa di soggiorno, prorogata con la maggiorazione fino al 2026.
Sul fronte parlamentare, il lavoro resta frenetico. La commissione Bilancio ha dichiarato inammissibili 105 emendamenti su 414 segnalati, mentre sopravvivono proposte molto diverse tra loro: dall’inserimento nella legge del principio secondo cui l’oro della Banca d’Italia «appartiene al popolo italiano» all’obbligo di trasparenza rafforzata per le società che gestiscono farmacie comunali. Bocciate invece, per ragioni di copertura, le modifiche relative al Piano Casa della Lega e all’intervento per bloccare l’aumento dell’età pensionabile dal 2027.
Le trattative proseguiranno nei prossimi giorni, con una consapevolezza condivisa: la riforma del Fondo potrebbe rappresentare uno dei passaggi strutturali più importanti della Manovra. E per Roma, un tassello decisivo nel percorso verso una gestione finanziaria più autonoma.