
Manovra 2025, la Lega spinge per più risorse per infrastrutture e Piano Casa
Due ore di confronto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per delineare la strategia sulla Legge di Bilancio 2025, convocato dal ministro e leader leghista Matteo Salvini. Al centro della discussione, le rassicurazioni sui fondi per le opere infrastrutturali, con particolare attenzione alle metropolitane di Roma, Milano e Napoli, e il piano per sbloccare risorse per il Piano Casa, che dovrà favorire l’accesso a abitazioni a prezzi accessibili per i giovani e i lavoratori. La Lega ha insistito sul fatto che i definanziamenti nelle tabelle della legge non sono tagli, ma semplici rimodulazioni. “Si sbloccano risorse per gli anni in cui non servono e si spostano su altri anni. Un’operazione salva conti che collega le disponibilità finanziarie all’effettiva maturità dell’opera”, ha dichiarato Salvini.
Il Piano Casa in particolare potrà contare su risorse già dal 2026, come richiesto dal ministro. Salvini ha anche annunciato che i fondi potranno provenire dal Fondo sociale per il clima e dai fondi di coesione, con l’obiettivo di finanziare progetti pilota già a partire dal prossimo anno. Secondo il ministro Giancarlo Giorgetti, il governo ha individuato già delle risorse per la fase di progettazione, con circa 7 miliardi di euro destinati all’Italia, di cui 3 miliardi potrebbero essere indirizzati verso il disagio abitativo.
Le richieste politiche e le difficoltà della Lega
Una delle richieste più delicate riguarda l’aumento del contributo richiesto alle banche, con Giorgetti che ha lasciato libertà al Parlamento di modificare la cifra di 4,4 miliardi già pattuita. “Voi pensate che il ministro dell’Economia decida tutto? Non sono né il Papa, né Trump. È il Parlamento che decide queste cose”, ha commentato il ministro. La Lega ha chiesto esplicitamente di alzare la cifra, ma molti dubbi circolano nei corridoi del Parlamento riguardo alla possibilità di richiedere ulteriori contributi dalle banche.
Altro tema caldo è l’estensione della rottamazione delle cartelle esattoriali. Al momento, la pace fiscale riguarda solo una piccola parte dei debitori, ma il Carroccio punta ad allargare la platea, mirando a raccogliere 9 miliardi in nove anni. Sul fronte delle tasse, il partito sostiene anche l’idea di estendere la flat tax, attualmente riservata agli autonomi con un reddito fino a 85.000 euro, alzando il limite a 100.000 euro.
Il punto cruciale: la tenuta dei conti pubblici
Nonostante le richieste della Lega, la vera priorità per il governo è mantenere i conti pubblici in ordine. Meloni e Giorgetti sono concordi nel sostenere che il 3% del rapporto deficit/Pil non può essere compromesso, con l’obiettivo di uscire dalla procedura di infrazione per disavanzo eccessivo già nel 2025. “La via maestra è uscire dalla procedura di infrazione, questa manovra lo consente. Usciamo dal pantano dei conti in rosso e poi si pensa a tutto il resto”, ha ribadito Giorgetti, sottolineando che, nonostante le pressioni, la Lega dovrà accontentarsi dei 4,4 miliardi già definiti con le banche.
A Palazzo Chigi si respira un clima di rigore economico e le voci interne escludono modifiche sostanziali. “Non saranno le banche a pagare un altro dazio”, è l’indicazione netta che arriva da fonti vicine al governo. Questo potrebbe significare che la Legge di Bilancio rimarrà molto simile alla proposta originale, con poche modifiche in fase di discussione parlamentare.