
Finanziaria, Meloni indica le priorità: salari, sanità, famiglie e imprese

Conti in ordine, tempi stretti e una manovra da chiudere senza sbandamenti. È questo il messaggio che la premier Giorgia Meloni ha ribadito ieri durante il vertice a Palazzo Chigi con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è chiaro: mantenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3% già nel 2025, un traguardo che il governo punta a raggiungere prima del previsto, dando un segnale di solidità ai mercati e alle istituzioni europee.
Al centro della discussione, la necessità di trovare una quadra politica e finanziaria tra le diverse richieste dei partiti di maggioranza. La Lega insiste sulla nuova pace fiscale, Forza Italia chiede più aiuti al ceto medio, mentre Noi Moderati propone un taglio dell’Irpef per i giovani lavoratori. Meloni, che indica le priorità su “salari, sanità, famiglie e imprese”, tenta di mantenere l’equilibrio: «Dobbiamo valutare tutte le ipotesi e scegliere le imprescindibili, ma il 3% non si tocca», avrebbe detto, trovando l’appoggio di Giorgetti, determinato a non allentare la disciplina di bilancio.
Sul fronte fiscale, tutti concordano sulla necessità di sostenere il ceto medio, ma restano divergenze sulle soglie. La premier punta a un alleggerimento per i redditi fino a 50mila euro, mentre Tajani chiede di salire a 60mila, proposta che costerebbe circa 2,5 miliardi in più. Sulla rottamazione delle cartelle, invece, si profila un compromesso: 120 rate in nove anni, senza sanzioni né interessi, ma con paletti precisi per evitare squilibri nei conti pubblici.
Altro tema caldo è quello delle pensioni. La Lega spinge per congelare l’aumento automatico dei requisiti previsto dal 2027, ma la misura comporterebbe costi eccessivi. Si valuta quindi un aumento selettivo e graduale solo per alcune categorie. Meloni, nel frattempo, punta a rafforzare il capitolo famiglie, uno dei pilastri della sua agenda. Sarà confermato il congedo parentale facoltativo all’80% dello stipendio per tre mesi, e si studia la creazione di un fondo di previdenza complementare per i nuovi nati.
La premier ha inoltre ribadito la volontà di intervenire su sanità e potere d’acquisto, senza dimenticare il caro bollette: «Dobbiamo fare di più perché le famiglie sentano il nostro sostegno», avrebbe sottolineato guardando a Giorgetti. La riunione, durata oltre due ore e mezza, è stata interrotta solo per una breve pausa in cui Meloni si è congratulata con la nazionale azzurra di volley, fresca campione del mondo.
Domani sarà il turno dei sindacati, convocati a Palazzo Chigi per conoscere le linee guida della manovra. In prima fila il segretario della Cgil Maurizio Landini, dopo giorni di tensione con il governo. Tutti, però, sono avvertiti: la barra dei conti pubblici dovrà restare dritta. Come ha commentato un ministro lasciando il Consiglio dei ministri, «oggi silenzio, ma entro 24 ore ne vedremo delle belle».