
Roma, estorsione ai danni di un disabile: a processo padre e figlia

Un incubo fatto di minacce, estorsioni e umiliazioni. È quello che ha vissuto un 33enne disabile, inabile al 100%, residente a Spinaceto, quartiere alla periferia sud di Roma. Approfittando della sua fragilità, tre persone – un minorenne, sua sorella e il padre – lo avrebbero convinto a consegnare denaro e beni, sostenendo falsamente di essere legati al clan Casamonica. Dopo anni di silenzio, la vicenda è approdata in tribunale, dove sono imputati Abderrahim K., 59 anni, e sua figlia Wijdan K., 30 anni, accusati di estorsione aggravata in concorso.
Secondo le ricostruzioni, tutto sarebbe cominciato nell’ottobre del 2020, in pieno lockdown. La vittima, descritta dagli inquirenti come una persona con la mente di un bambino ma il fisico di un uomo adulto, era solita frequentare i bar del quartiere. Qui sarebbe stata adescata dai due fratelli, che dapprima lo hanno fatto sentire parte del loro gruppo, per poi passare alle prime richieste di denaro: inizialmente 100 euro, poi somme sempre più consistenti. Quando il giovane ha provato a opporsi, sarebbero partite le minacce, accompagnate dall’evocazione di presunti legami con ambienti criminali: “Se fai arrabbiare noi fai arrabbiare loro. Quelli t’ammazzano”.
Il 33enne non solo ha dovuto consegnare denaro, ma in alcune occasioni anche scarpe di marca appena comprate o altri oggetti di valore. In un caso, i presunti estorsori gli avrebbero rifilato un cellulare rotto, pretendendo prima 100 euro e poi altri 800. Le pressioni costanti, i messaggi su Telegram e le telefonate a qualsiasi ora hanno gettato la vittima in uno stato di angoscia crescente. Isolato a causa della pandemia, il ragazzo ha taciuto a lungo, finché il padre non lo ha convinto con fatica ad aprirsi. Fondamentale è stato anche il ruolo dell’avvocato Carlo Scepi, amministratore di sostegno del 33enne, che insieme al collega Giovanni Nuvoli lo ha seguito in tutte le fasi dell’indagine.
Ieri, nell’Aula X collegiale del tribunale di Roma, si è tenuta una nuova udienza per padre e figlia, rimasti impassibili davanti al racconto della vittima, che invece è scoppiata in lacrime ricordando le vessazioni subite. Il terzo imputato, minorenne all’epoca dei fatti, è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale per i Minorenni. Intanto, uno degli indagati risulta coinvolto anche in un’altra inchiesta per estorsione. La prossima udienza, fissata per febbraio, vedrà la testimonianza degli agenti che hanno condotto le indagini, chiamati a confermare il quadro accusatorio.