
Roma, il dossier criminale di Lester, l’incubo del Tufello

La cattura di Lester D., 35 anni, trova ora nuovo rilievo dopo le indagini condotte da polizia e carabinieri che hanno ricostruito una serie di fatti di inaudita violenza avvenuti nella zona di Montesacro. Arrestato a fine agosto dal commissariato Fidene, l’uomo — già destinatario di un provvedimento per evasione dagli arresti domiciliari emesso a fine luglio — è ora indagato per tentato omicidio, incendio doloso, minaccia aggravata e reati connessi al mondo dello spaccio. A inchiodarlo, secondo gli investigatori, sono state riprese che mostrano il suo caratteristico tatuaggio alato sul collo e le testimonianze raccolte dalle vittime e da presenti.
Secondo la ricostruzione, durante la latitanza Lester D. avrebbe accoltellato un uomo vicino al Tufello, riducendolo in condizioni gravissime: la vittima ha subìto un polmone perforato e ha passato giorni in rianimazione prima di uscire dal coma e riconoscere il suo aggressore. Dopo l’aggressione l’arrestato avrebbe dato fuoco al camper della vittima, gesto che ha aggravato ulteriormente le accuse a suo carico. I militari raccontano di episodi ripetuti: altre due persone avrebbero subito tentativi di omicidio, probabilmente legati a dissidi nell’ambito dello spaccio di stupefacenti, con ricoveri al Sandro Pertini in prognosi riservata.
Determinanti per la svolta investigativa sono state le immagini notturne che hanno messo in evidenza il tatuaggio alato sul collo dell’indagato e la presenza della sua compagna sul luogo delle coltellate. Polizia e carabinieri, che hanno lavorato congiuntamente al caso, hanno individuato Lester D. sotto un ponte, dove è stato bloccato dopo una colluttazione: anche in quell’occasione avrebbe tentato di ferire gli agenti con un coltello, arma che, dicono gli inquirenti, portava sempre con sé (lama di oltre 15 centimetri). L’elevata pericolosità dell’individuo aveva già motivato l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare a seguito dell’evasione dagli arresti domiciliari.
Oltre ai reati accertati, l’arrestato è indagato per minaccia aggravata nei confronti di un’assistente sociale che si interessava dei figli della sua compagna; durante un confronto avrebbe rivolto minacce di morte. Le forze dell’ordine ritengono che l’omertà nell’ambiente della sua frequentazione abbia finora ostacolato l’emersione di altri episodi: «sarebbero stati in tanti a non parlare per paura delle ritorsioni», si legge negli atti. Gli investigatori sperano ora che, con l’indagato in carcere, emergano ulteriori testimonianze utili a ricostruire l’intera rete di episodi criminosi. Dalla sua bocca, come riportato agli agenti, la sfida rimane però netta e sfrontata: «Vedrete, uscirò presto dal carcere. Non mi prenderete più e continuerò a fare la vita che ho sempre fatto».