
Occupazione in Italia ai massimi storici, cresce il lavoro al Sud e tra gli over 50

Il mercato del lavoro italiano conferma una fase positiva: secondo i dati Istat, gli occupati hanno raggiunto quota 24,2 milioni, con un tasso di occupazione al 62,6% nel secondo trimestre 2025. A trainare la crescita sono le donne, gli over 50 e soprattutto il Mezzogiorno, dove per la prima volta il tasso di occupazione ha superato il 50%, con oltre 6,4 milioni di lavoratori attivi.
La premier Giorgia Meloni ha commentato sui social: «Ci accusavano di voler spaccare l’Italia, ma la verità è che abbiamo scelto di credere nelle energie e nel talento del Sud. Abbiamo investito in infrastrutture e merito: oggi il Mezzogiorno dimostra tutto il suo valore».
Altro dato di rilievo è il record dei lavoratori tra i 50 e i 64 anni, oggi oltre 10 milioni. Una tendenza che riflette l’invecchiamento demografico e l’effetto delle politiche che hanno spostato in avanti l’età pensionabile. L’incremento riguarda soprattutto le donne in questa fascia d’età, mentre tra gli uomini l’aumento più forte si registra tra i 25 e i 34 anni.
Il ministro per il Pnrr e la Coesione, Tommaso Foti, ha sottolineato: «Il Sud non è più un problema da affrontare, ma una risorsa strategica per il futuro del Paese», ricordando le misure legate alla Zes unica e ai fondi europei.
Intanto cala anche il numero degli inattivi, scesi a 12,2 milioni, con 150mila persone in meno rispetto a un anno fa.
Se l’occupazione cresce, restano nodi sulla produttività. Le ore lavorate hanno segnato un aumento (+0,2% rispetto al trimestre precedente e +1,7% su base annua), mentre il PIL è sceso dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti e cresciuto solo dello 0,4% su base annua.
Per affrontare questo divario, il governo valuta misure come la detassazione dei premi di produttività, in vista della prossima manovra. Sul fronte dei salari, i dati Istat mostrano segnali positivi: nell’ultimo anno gli stipendi sono saliti dello 0,8% nell’industria e dello 0,6% nei servizi, con incrementi più forti in settori come energia (+5,4%) e sanità (+4,3%).
Tuttavia, il divario con gli altri Paesi europei resta marcato: lo stipendio medio italiano si attesta intorno ai 33mila euro lordi annui, contro i 45mila della Francia e i 63mila della Germania. Una distanza che, nonostante il calo dell’inflazione e le misure fiscali, continua a pesare sul potere d’acquisto delle famiglie.