
Camera, via alla riforma del regolamento: nuove regole contro il trasformismo

È stato depositato alla Camera il testo base della terza fase di riforma del regolamento di Montecitorio. Il documento, che sarà oggetto di modifiche entro il 26 settembre, prevede numerose novità che mirano a rendere più snello ed efficiente il processo legislativo. “Un lavoro svolto sulla base dei contributi di tutti i gruppi, nell’interesse di un migliore funzionamento della Camera”, ha sottolineato il presidente Lorenzo Fontana.
Tra le innovazioni più rilevanti figura l’eliminazione del vincolo delle 24 ore prima del voto di fiducia, una misura che entrerà in vigore immediatamente dopo l’approvazione della riforma. Dalla prossima legislatura, invece, verranno introdotti disegni di legge a data certa, per evitare che i provvedimenti si arenino in commissione. In questo modo, si punta anche a ridurre l’uso dei decreti-legge, allineando Montecitorio al funzionamento già vigente al Senato.
Per bilanciare la razionalizzazione dei tempi parlamentari, la riforma introduce garanzie aggiuntive per le opposizioni. Le proposte di legge della minoranza, una volta calendarizzate, non potranno più essere rinviate dalla Conferenza dei capigruppo, come accaduto con il salario minimo.
Verranno inoltre vietati gli emendamenti “fuori sacco”: tutte le proposte, sia parlamentari che governative, dovranno rispettare scadenze precise e includere una relazione illustrativa. Stretta anche sul premier question time, che dovrà tenersi ogni tre mesi: in caso di assenza della premier, i vice dovranno sostituirla, oppure sarà previsto un doppio question time la settimana successiva.
Un altro nodo affrontato dalla riforma è il trasformismo parlamentare. Chi cambia partito in corso di legislatura perderà eventuali incarichi nell’Ufficio di Presidenza – fatta eccezione per il presidente della Camera – mentre il gruppo che lo accoglie riceverà solo metà del contributo spettante per consistenza numerica; l’altra metà resterà al gruppo di provenienza.
La riforma prevede poi una riduzione del numero minimo per costituire un gruppo parlamentare, che passa da 20 a 14 deputati. Una deroga consente la costituzione con almeno 7 componenti, purché il partito abbia presentato candidati in almeno 20 circoscrizioni nazionali.
Infine, sarà esaminata anche una proposta di modifica del ruolo e delle competenze della Commissione Politiche dell’Unione europea, il cui rafforzamento è considerato cruciale in un’ottica di maggiore integrazione istituzionale e coordinamento con Bruxelles.