
Gli studenti che fanno scena muta all’orale della Maturità saranno bocciati

Hanno affrontato le prime due prove scritte della Maturità 2024, ma al momento del colloquio orale hanno scelto deliberatamente di non rispondere alle domande, trasformando l’esame in una forma di protesta contro il sistema scolastico. Protagonisti due studenti del Veneto: Gianmaria F., 19enne del liceo scientifico Fermi di Padova, e Maddalena B., coetanea diplomata a Belluno.
“Volevo protestare contro un sistema troppo competitivo, in cui i docenti pensano solo ai voti e nessuno si è mai chiesto come stessi veramente”, ha dichiarato Maddalena alla commissione, spiegando le motivazioni del suo gesto. Entrambi erano già certi della promozione, avendo superato i 60/100 grazie agli scritti. Ma le conseguenze politiche e istituzionali del loro gesto rischiano di essere durature. La risposta del ministero dell’Istruzione è arrivata con fermezza. Il ministro Giuseppe Valditara ha annunciato una riforma dell’esame di Stato, che tornerà a chiamarsi semplicemente “Esame di Maturità”. Le nuove regole prevederanno che chi non partecipa al colloquio o rifiuta di rispondere per protesta venga automaticamente bocciato.
“Se un ragazzo non si presenta o decide di non collaborare per motivi ideologici, non potrà più superare l’esame. Dovrà ripetere l’anno”, ha chiarito il ministro. A sostegno della riforma si sono espressi anche i rappresentanti del mondo scolastico. “Sostenere l’orale deve essere obbligatorio”, ha dichiarato Antonello Giannelli, presidente nazionale dell’Associazione dei Presidi. La Rete degli studenti ha appoggiato la protesta, parlando di una riflessione necessaria. “Lo diciamo da tempo: l’esame di Stato va ripensato”, ha affermato Bianca Piergentili, coordinatrice del movimento.
Meno indulgente Mario Rusconi, presidente dell’Anp di Roma, che ha definito l’azione una trovata mediatica: “Un gesto folcloristico, fatto perché i ragazzi avevano i numeri per farlo. Nulla di più di una piccola tempesta in un bicchier d’acqua”. Ma il gesto ha aperto un dibattito più ampio: “Credo che questa protesta non vada banalizzata, è una richiesta di attenzione”, ha sottolineato Alberto Mugnai, vicepresidente di Dirigentiscuola.
In attesa della riforma annunciata dal governo, resta il segnale lanciato da una generazione che chiede più ascolto, meno pressioni e una valutazione più umana. E anche se le modifiche normative sono ormai prossime, il gesto di Maddalena e Gianmaria potrebbe restare come simbolo di una scuola che si interroga su se stessa.