
Il Pnrr italiano tra numeri da record e critiche persistenti

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia sembra vivere un paradosso. Nonostante i numeri dimostrino progressi concreti, il racconto che ne viene fatto è spesso quello di un progetto che arranca. Un po’ come nel celebre paradosso di Zenone, in cui Achille insegue la tartaruga senza mai raggiungerla, anche il Pnrr italiano, per quanto corra, viene sempre descritto come troppo lento.
La realtà, tuttavia, racconta un’altra storia. L’Italia è il primo Paese europeo per risorse ricevute e numero di target raggiunti. Con sette richieste di pagamento già presentate su dieci, ha ottenuto 122,2 miliardi di euro, il 63 per cento della dotazione totale, e con la settima rata in arrivo salirà al 72,2 per cento. In confronto, la Spagna – che ha un piano di dimensioni comparabili – ha trasmesso solo cinque richieste, ricevendo il 30 per cento della propria dotazione.
Anche sul fronte degli obiettivi, l’Italia guida la classifica europea con 621 milestone, di cui 438 legati a investimenti e 183 a riforme. A marzo 2025, i Paesi dell’UE avevano completato il 28 per cento degli obiettivi previsti. L’Italia si distingue ancora una volta come la nazione più avanzata, superando Spagna, Croazia e Francia.
Ciò che spesso sfugge alla narrazione mediatica sono i risultati concreti: dalla riduzione dell’arretrato nei procedimenti civili al miglioramento della giustizia, fino alla digitalizzazione della pubblica amministrazione. “Grazie al Pnrr abbiamo già ridotto i tempi della giustizia civile”, ha ricordato Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria.
La Commissione Europea ha riconosciuto i passi avanti dell’Italia anche sul piano digitale, con oltre 10.600 amministrazioni aderenti all’app IO e quasi 7.000 integrate nel sistema PagoPA. Per la transizione verde, sono stati realizzati nuovi tratti di pista ciclabile e potenziata la rete ferroviaria nel Mezzogiorno. Sul piano sociale, si registra l’introduzione di una legge quadro che semplifica l’accesso ai servizi per gli anziani non autosufficienti.
Nonostante tutto, il dato su cui si continua a insistere è quello della spesa, ferma ufficialmente a 65 miliardi. Il ministro Tommaso Foti ha chiarito che andrebbero sommati altri 12 miliardi di investimenti non ancora registrati per questioni tecniche legate all’inserimento dei codici da parte delle amministrazioni. “Tutto viene usato per bollare il Pnrr italiano come una tartaruga, anche se per certi versi assomiglia più ad Achille”, ha concluso con amarezza.
Il Pnrr italiano, dunque, sembra pagare più la narrazione che la realtà. Avanza, realizza riforme, raggiunge obiettivi, ma resta vittima di un racconto pubblico che ne minimizza i progressi per sottostimare i risultati ottenuti dal Governo guidato da Giorgia Meloni.