
Roma e la passione per gli orti urbani: il caso di Angelo e la sua fattoria

Dopo la pandemia, a Roma è esplosa la voglia di riconnettersi con la natura e coltivare la terra, trasformando gli orti urbani in un fenomeno sociale in crescita. Lo sa bene Angelo Mostarda, 65 anni, uno degli ultimi contadini di Roma Nord, che con un semplice appello sui social ha raccolto un centinaio di risposte da volontari pronti ad aiutarlo nel suo orto in cambio di ortaggi e uova fresche. La sua piccola fattoria si trova nella Riserva Naturale dell’Insugherata, a Monte Mario Alto, un’area che per decenni è stata il cuore di un’agricoltura tradizionale oggi in via di estinzione. Angelo, erede di una famiglia di contadini, lotta ogni giorno per mantenere vivo il suo pezzo di storia, resistendo alle difficoltà e ai cambiamenti che hanno investito il settore.
Un tempo, nella sua fattoria si coltivavano foraggi e si allevavano pecore, ma l’arrivo dei cinghiali, ormai abituati alla vita urbana, ha reso impossibile proseguire le coltivazioni su larga scala. A questo si aggiunge la presenza sempre più invasiva di specie aliene, come i parrocchetti monaco e dal collare, che devastano i pochi alberi da frutto rimasti. Anche il clima sta giocando un ruolo cruciale: le temperature miti dell’inverno favoriscono la proliferazione di bruchi e lumache, che minacciano i raccolti senza l’uso di pesticidi chimici. Tuttavia, Angelo non si arrende, convinto che il bisogno di stare all’aria aperta e il ritorno alla terra possano rappresentare una soluzione sia per l’ambiente che per la società.
Il fenomeno degli orti urbani sta infatti prendendo piede in tutta la Capitale, con quasi 200 progetti attivi che uniscono coltivazione e senso di comunità. Proprio oggi, presso La Vaccheria, si tiene un incontro nell’ambito degli Stati generali degli orti urbani, organizzato dall’Assessorato all’Ambiente del Campidoglio. L’interesse crescente per queste iniziative dimostra come il verde stia diventando una risposta sempre più ricercata ai ritmi frenetici della città, offrendo ai romani un’opportunità concreta per recuperare il contatto con la natura e con gli altri.