
Sentenza della Cassazione, Codice della Strada a rischio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione potrebbe rimettere in discussione alcune disposizioni del nuovo codice della strada in materia di guida sotto effetto di droghe. Il caso riguarda un automobilista di Brescia, fuggito all’alt della polizia e risultato positivo alla cocaina dopo un incidente. La condanna a otto mesi di reclusione e al pagamento di 4.500 euro è stata confermata, ma la Corte ha sottolineato un principio chiave: la positività ai test biologici, come quelli sulle urine o sulla saliva, non è sufficiente per dimostrare lo stato di alterazione psico-fisica. Secondo i giudici, questi esami possono fornire falsi positivi o rilevare tracce di sostanze assunte anche giorni prima, senza però attestare effetti reali sulla capacità di guida al momento del controllo.
La sentenza pone un problema di coerenza con la recente riforma, che prevede il ritiro immediato della patente in caso di test positivo, senza la necessità di verificare se l’automobilista fosse effettivamente alterato alla guida. La Corte ha chiarito che ciò che rileva non è solo l’assunzione di sostanze, ma il loro impatto concreto sulla capacità di reazione e sull’attenzione. Per questo motivo, ha stabilito che per certificare l’effettiva alterazione serve un doppio accertamento: sia l’analisi biologica sia altri elementi che dimostrino una modifica dello stato di coscienza del conducente.
In particolare, la Corte ha evidenziato la differenza tra il test delle urine e quello del sangue. Mentre il primo può individuare tracce di sostanze stupefacenti anche a distanza di tempo, l’esame ematico è considerato molto più affidabile, poiché rileva la presenza di principi attivi ancora in circolazione nel sangue e quindi in grado di influenzare la guida. Questo principio potrebbe ora alimentare una serie di ricorsi e sollevare dubbi sull’applicabilità delle nuove norme, che puntano a una maggiore severità nei controlli stradali ma rischiano di essere messe in discussione proprio alla luce di questa pronuncia della Cassazione.