
‘Ndrangheta e benzina: un affare da 7 milioni, 18 arresti a Roma

Un’imponente operazione della Guardia di Finanza ha portato all’arresto di 18 persone, accusate di partecipare a un vasto sistema di riciclaggio e gestione illecita di idrocarburi, riconducibile alla ‘ndrangheta. Le fiamme gialle hanno sequestrato beni per un valore di 7 milioni di euro e smantellato una rete operativa nella Capitale, che utilizzava società fittizie per mascherare traffici illeciti e riciclare denaro sporco.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, si è concentrata sulla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica. Questo clan avrebbe creato società ad hoc per gestire il commercio di idrocarburi, sfruttando scatole vuote, prive di attività reale, ma formalmente operative per il rilascio di false fatture. Tra i capi d’accusa emergono riciclaggio, emissione di documenti contabili falsi e occultamento di prove.
Le intercettazioni hanno giocato un ruolo cruciale. Agli atti sono presenti conversazioni che coinvolgono Massimo Nicoletti e il noto criminale Carminati, personaggi legati al contesto mafioso romano. Da una delle registrazioni emerge il trasferimento di una società al gruppo Mazzaferro, che gestiva i flussi di denaro riciclato e le operazioni logistiche. Secondo gli inquirenti, il passaggio della società avrebbe sancito una sorta di accordo tra clan calabresi e campani per la spartizione degli affari nella Capitale.
L’accusa evidenzia anche tentativi di depistaggio. Tra questi, l’occultamento di registri contabili e il trasferimento di fondi su conti esteri per eludere i controlli. Il sistema non si limitava alla gestione del mercato del carburante: includeva estorsioni e altri reati tipici delle organizzazioni mafiose, come dimostrato dalle intercettazioni che illustrano i metodi violenti adottati per risolvere controversie interne.
La conclusione delle indagini rappresenta un colpo duro per la rete criminale che mirava a radicarsi nel mercato romano, già compromesso da episodi di corruzione e infiltrazioni mafiose. L’operazione dimostra ancora una volta come il contrasto alla criminalità organizzata richieda un’azione coordinata e senza tregua.