
Un inno alla romanità: l’omaggio a Remo Remotti tra ricordi e arte

A otto anni dalla scomparsa di Remo Remotti, poeta, attore e artista poliedrico, la città di Roma celebra il suo genio con un evento speciale nella suggestiva cornice della Libreria Spazio Sette. Un incontro che non è solo un tributo alla sua opera, ma anche una festa dell’arte e della romanità. L’iniziativa, promossa da Luisa Pistoi, moglie dell’artista, e dalla figlia Federica, ha riunito amici, colleghi e ammiratori per una serata all’insegna del ricordo e della creatività, con la conduzione di Nina Palmieri.
Riccardo Rossi ha dato il via alla serata leggendo brani tratti dal “Diario segreto di un improvvisato”, una delle opere più emblematiche di Remotti. Parole cariche di ironia e profondità che, ancora oggi, risuonano attuali. Serena Dandini, Valerio Mastandrea ed Emanuela Fanelli hanno arricchito l’evento con la loro presenza, alternandosi tra ricordi personali e omaggi artistici.
Uno dei momenti più emozionanti è stato il rilancio della poesia “Mamma Roma addio”, riproposta in una nuova veste corale sotto il titolo “Me ne andavo da quella Roma”. Interpretata da Piotta insieme a un gruppo di artisti, la poesia si trasforma in un inno collettivo alla capitale, esprimendo la forza delle radici romane e l’intramontabile amore per la città eterna.
Tra i protagonisti della serata, Carlo Verdone, che ha contribuito con alcuni inediti di Remotti, e artisti come Alessandro Mannarino e Zerocalcare, quest’ultimo incaricato di ridisegnare l’immagine di Remotti per le nuove generazioni. Un omaggio che, nelle parole di Federica Remotti, ha voluto essere un ponte tra passato e futuro, per raccontare l’universalità del messaggio dell’artista.
L’evento non si è limitato alla nostalgia, ma ha cercato di trasmettere ai giovani il valore dell’arte come veicolo di autenticità e libertà. Una celebrazione riuscita, testimoniata dalla grande partecipazione e dal calore del pubblico. Remo Remotti, con il suo spirito ribelle e poetico, continua a vivere nell’immaginario collettivo come simbolo della romanità più autentica e irriverente.