
Le nomine in Rai mettono in forse il “campo largo”

Il Parlamento ha sbloccato lo stallo delle nomine Rai, un processo che ha portato all’elezione di quattro nuovi consiglieri. Tra questi, figurano Federica Frangi, Antonio Marano (Lega), Alessandro Di Majo (M5S) e Roberto Natale (AVS). Questo risultato, però, ha portato con sé una pesante conseguenza politica: la frammentazione dell’opposizione. Mentre il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno votato i loro rappresentanti, il Partito Democratico ha scelto di non partecipare al voto, preferendo lasciare l’aula del Parlamento. La posizione del PD, espressa in un comunicato ufficiale, sottolinea il rifiuto di sedersi a tavoli con chi “vota solo per le poltrone”, un chiaro riferimento alle altre forze dell’opposizione che hanno partecipato all’elezione.
Nel frattempo, Giuseppe Conte, leader del M5S, ha dovuto difendere la scelta del suo partito, spiegando come la decisione di non boicottare il voto fosse necessaria per garantire una presenza plurale nel consiglio della Rai. Tuttavia, questa scelta ha aggravato la frattura tra il Movimento e il PD, con quest’ultimo che accusa Conte di assecondare logiche di potere. Non si è fatta attendere la replica della segretaria del PD, Elly Schlein, che ha sottolineato come il Movimento 5 Stelle non stia più difendendo gli interessi comuni dell’opposizione, ma si stia muovendo in solitaria, cercando alleanze tattiche.
Il clima di tensione è acuito dalla complicata situazione politica interna, con lo spettro delle regionali in arrivo, che rischiano di portare nuovi elementi di frattura fra le varie anime dell’opposizione, e la necessità di affrontare temi delicati come l’autonomia differenziata e le riforme strutturali richieste dall’Europa. Il voto sulle nomine Rai sembra aver segnato un punto di non ritorno per il cosiddetto “campo largo”, con la possibilità che l’alleanza tra PD e M5S sia ormai compromessa prima ancora di cominciare.