
Armi all’Ucraina: la proposta (di cui non si sapeva nulla) di altri 700 milioni nel 2024

“Armi all’Ucraina, la nebbia della trasparenza economica Il governo italiano, sotto la guida di Giorgia Meloni, ha recentemente prorogato per l’intero 2024 la possibilità di inviare armi all’Ucraina”
La decisioni di inviare ulteriori armi all’Ucraina, tuttavia, è stata oggetto di critiche e dubbi sull’aspetto economico da parte dell’ufficio di bilancio del Senato. In una nota di lettura al decreto, i tecnici di Palazzo Madama hanno evidenziato la mancanza di trasparenza riguardo alla spesa economica associata a questa operazione.
Secondo l’analisi del think tank tedesco Kiel Institute, il costo totale degli otto pacchetti di armi inviati all’Ucraina fino a oggi ammonta a 700 milioni di euro, corrispondenti allo 0,53% del Pil italiano. Tuttavia, la questione chiave sollevata dall’ufficio di bilancio riguarda la mancanza di chiarezza sul costo per la sostituzione delle armi inviate e il possibile impatto sulle casse dello Stato italiano.
L’ufficio di bilancio del Senato ha sollevato dubbi sulla sostenibilità economica del trasporto gratuito delle armi all’Ucraina. Il ministero dell’economia ha sostenuto che non ci sarebbero nuovi oneri a carico della finanza pubblica, ma i tecnici del Senato contestano tale affermazione.
La richiesta di chiarimenti riguarda la possibile necessità di sostituire i beni ceduti e se le forze armate potranno far fronte alle proprie esigenze funzionali senza le dotazioni inviate.
Il rapporto dell’ufficio di bilancio del Senato evidenzia anche la mancanza di chiarezza nelle spese per il trasporto e la cessione gratuita delle armi all’Ucraina. La Corte dei Conti aveva già sollevato preoccupazioni sulla trasparenza dei criteri di costruzione della legislazione vigente nel decreto del 2022.
Il decreto, nonostante le preoccupazioni sollevate, sembra destinato ad essere approvato presto dal Senato. Tuttavia, l’opposizione ha presentato tre emendamenti, sottolineando la necessità di una maggiore trasparenza e controllo parlamentare su operazioni così delicate dal punto di vista politico ed economico.
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