
West Nile, salgono a 12 i decessi nel Lazio. Sono 182 i contagiati

L’Italia si conferma il Paese più colpito dall’epidemia di West Nile virus in Europa. Secondo i dati dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), oltre l’82% dei casi registrati nel continente nel 2025 si concentra nel nostro Paese. Ancora più sorprendente è che circa il 70% dei contagi europei si sia verificato in un’area circoscritta tra il basso Lazio e l’alta Campania, una concentrazione che non trova spiegazioni certe nella comunità scientifica.
L’infettivologo Gianni Rezza ipotizza un ruolo degli uccelli migratori provenienti dall’Africa, che avrebbero trasmesso il virus alle zanzare locali, generando un serbatoio capace di propagarsi agli esseri umani. «È anomalo che altre regioni mediterranee non presentino focolai simili», osserva il professore dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Il bollettino regionale del Lazio segnala un incremento preoccupante: otto nuovi casi e due decessi, che portano a 12 le vittime nel Lazio dall’inizio dell’anno, su un totale nazionale di 21. I contagiati solo nella provincia di Latina sono ormai 160, su 182 complessivi nella regione. A livello nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato 275 casi fino alla scorsa settimana, ma con i dati aggiornati del Lazio la cifra è destinata a salire.
L’Ecdc segnala inoltre la diffusione in nuove aree, come le province di Latina e Frosinone, e mette in evidenza come il cambiamento climatico stia favorendo estati più lunghe e inverni miti, creando le condizioni ideali per stagioni di trasmissione più estese e intense.
Non solo West Nile: il 2025 segna un record anche di infezioni da chikungunya, con 27 focolai in Europa, 111 casi in Francia e 7 in Italia. Proprio ieri è stato confermato un contagio autoctono in provincia di Bologna. «L’Europa sta entrando in una nuova fase, in cui la trasmissione delle malattie trasmesse dalle zanzare diventa la normalità», ha avvertito la direttrice dell’Ecdc, Pamela Rendi-Wagner.
Secondo Rezza, potremmo essere entrati in una fase di plateau dei contagi, ma sarà necessario monitorare i dati nelle prossime settimane: «In passato ci sono stati picchi simili, come nel 2018 e nel 2022. L’anomalia di quest’anno, con il focolaio concentrato tra Lazio e Campania, andrà studiata attentamente. Per il futuro serviranno azioni preventive, a partire da campagne di larvicidi già nei mesi primaverili».