
Viterbo, si indaga su moventi e obiettivi dei turchi arrestati

La città di Viterbo è stata scossa dall’arresto di due giovani turchi, Barys Kaya (22 anni) e Abdulla Atik (25 anni), trovati in possesso di una mitraglietta, una pistola e tre caricatori all’interno di un b&b che affacciava sul percorso del Trasporto della Macchina di Santa Rosa, evento che ogni anno richiama migliaia di persone. Fermati il 3 settembre, i due sono apparsi poco collaborativi, rispondendo con vaghezza agli inquirenti. Solo grazie all’interprete si è compreso che erano di origine curda, dettaglio da loro confermato con una punta di orgoglio.
Il loro avvocato, Mario Angelelli, ha ribadito che «l’unica accusa nei confronti dei miei assistiti è quella della detenzione di armi». Ma il ritrovamento di armamenti da guerra ha subito sollevato interrogativi sulle finalità della loro presenza in città.
Gli investigatori stanno indagando sui possibili legami dei due con i foreign fighters provenienti dal Medioriente. Un account di propaganda jihadista potrebbe essere collegato a uno di loro, anche se non ci sono conferme ufficiali a livello Interpol. Elementi sospetti non mancano: i due avevano con sé tre schede sim ancora incellofanate, buste della spesa con generi alimentari per molti giorni, nonostante nel b&b non ci fosse cucina, e una prenotazione di sette notti pagata con una carta di credito straniera.
Un dettaglio inquietante riguarda il documento di un terzo individuo, Idyiz Agdogan, utilizzato per registrarsi in diverse strutture ricettive del Viterbese, incluso Montefiascone, dove pochi giorni dopo la Digos ha fermato altri cinque turchi, anch’essi di origine curda, poi rilasciati.
Le indagini hanno evidenziato un possibile collegamento con la mafia turca di Baris Boyun, boss arrestato proprio a Viterbo nel maggio 2024 e ora detenuto a L’Aquila. Uno dei due fermati, infatti, aveva soggiornato a Bagnaia, la stessa località dove poche ore dopo era stato catturato Ismail Atiz, ricercato a livello internazionale per estorsione e riciclaggio.
Secondo le autorità turche, i due giovani potrebbero essere criminali coinvolti nel traffico di armi e nel riciclaggio internazionale, parte di un sistema capace di garantire appoggi logistici agli affiliati, inclusi alloggi, carte di pagamento e conti bancari. «Non è chiaro se l’obiettivo fosse un attentato, ma la loro presenza a Viterbo potrebbe essere legata a una rete criminale di dimensioni globali», spiegano fonti investigative.
Le indagini, coordinate dalla procura e dai servizi di intelligence italiani, mirano ora a chiarire se la permanenza dei due fosse parte di un piano più ampio o solo un tassello della complessa rete che unisce mafia turca, traffico di armi e immigrazione clandestina.