
Violenza sessuale, c’è l’accordo bipartisan sul nuovo reato
Stiamo per assistere a una delle più significative revisioni legislative degli ultimi anni: la riscrittura del reato di violenza sessuale. Un accordo bipartisan, sostenuto direttamente dalla premier Giorgia Meloni e dalla segretaria del Pd Elly Schlein, ha portato alla definizione di un nuovo testo condiviso che introduce nel Codice penale il concetto cardine di “consenso libero e attuale”. Un cambiamento che promette di ridefinire profondamente la giurisprudenza sulla violenza di genere e sui reati sessuali.
Il nuovo articolo 609-bis stabilisce che sarà punito con la reclusione da 6 a 12 anni chiunque “fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona” senza un consenso libero e attuale, vale a dire chiaramente espresso nel momento dell’atto. Una norma che mira a superare ambiguità e zone grigie, ponendo al centro la volontà della persona offesa e ampliando i casi in cui può configurarsi la violenza.
Un risultato frutto di settimane di trattativa tra maggioranza e opposizioni, culminate in un dialogo diretto tra Meloni e Schlein. «Era necessario trovare un punto di incontro su un’emergenza che non ha colore politico», è il ragionamento condiviso nella maggioranza.
La giornata parlamentare non era però iniziata con lo stesso spirito collaborativo. In Aula il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara si è scontrato duramente con le opposizioni durante il dibattito sul disegno di legge relativo all’educazione sessuale e al consenso informato nelle scuole. Il ministro ha accusato le minoranze di «sfruttare un tema delicato come i femminicidi per attaccare il provvedimento», parole che hanno scatenato la bagarre e portato i gruppi di opposizione a minacciare il blocco dei lavori.
Solo una mediazione del capogruppo forzista Paolo Barelli ha permesso di riportare la discussione su binari istituzionali. E in serata, con clima opposto, è arrivato l’accordo unanime in Commissione Giustizia sulla riforma dell’articolo 609-bis, firmata da Carolina Varchi (FdI) e Michela De Biase (Pd).
Il testo introduce anche un elemento di forte impatto: la violenza sessuale si configura allo stesso modo quando l’autore approfitta della particolare vulnerabilità della vittima, come definita dall’articolo 90-quater del Codice di procedura penale. Questo include condizioni di infermità, deficienza psichica, età avanzata, rapporti di dipendenza affettiva o economica, ma anche contesti segnati da odio razziale, criminalità organizzata, terrorismo o tratta di esseri umani. Non tutti i casi, precisa però la norma, avranno lo stesso peso: per i fatti di minore gravità la pena potrà essere ridotta fino a due terzi.
La proposta originaria di Laura Boldrini prevedeva paletti ancora più stringenti, come l’obbligo di un consenso ripetutamente aggiornato durante l’atto. Il compromesso raggiunto, dopo il confronto con i ministri Carlo Nordio ed Eugenia Roccella, ha portato a una formulazione meno rigida ma più ampia, puntando sulla centralità del consenso esplicito.
Il passaggio in Aula, previsto per lunedì, appare ormai una formalità. Il Parlamento si prepara così a varare una riforma che ridefinisce il perimetro stesso della violenza sessuale: «Un rapporto senza consenso libero è e resta violenza», è il principio che ha unito l’intero arco parlamentare.