
Vertice Italia-Albania, Giorgia Meloni rilancia sui centri per i migranti
Roma ha ospitato il primo vertice intergovernativo tra Italia e Albania, un incontro che ha riportato al centro del dibattito il destino dei due centri per migranti di Shengjin e Gjader. Dopo due anni di impasse e ritardi, Giorgia Meloni ha annunciato che l’avvio effettivo delle strutture sarà possibile a partire dal 12 giugno, quando entrerà in vigore il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo. Un assist politico che la premier considera decisivo per far ripartire un progetto segnato da inchieste giudiziarie, contestazioni e polemiche sulle spese.
Meloni ha assicurato che i centri “funzioneranno” e ha puntato il dito contro chi, a suo dire, avrebbe ostacolato l’iter. A darle manforte il premier albanese Edi Rama, cofirmatario del Memorandum e protagonista di un nuovo botta e risposta con la stampa italiana. A Villa Pamphili, blindata per l’occasione, l’accordo sui migranti ha catalizzato l’attenzione più dei sedici protocolli firmati su cultura, difesa, protezione civile e lotta al narcotraffico. Tirana porta a casa anche due motovedette della Guardia di finanza che contribuiranno al pattugliamento del mare Adriatico contro i trafficanti.
Non sono mancati i temi economici, con il riferimento al progetto congiunto tra Fincantieri e Kayo per lo sviluppo dei cantieri navali di Pashaliman. Secondo le anticipazioni, sarebbero sette le navi da costruire insieme, imbarcazioni di grande stazza pensate come investimento strategico tra i due Paesi. Rama ha ribadito il suo sostegno totale all’intesa con l’Italia, affermando che quel modello lo “rifarebbe cento volte” e che non avrebbe accettato richieste analoghe da altri Stati europei.
Meloni ha rivendicato di aver anticipato un modello che, a suo avviso, potrebbe cambiare l’approccio europeo alla gestione dei flussi migratori. Alcuni Paesi, ha ricordato la premier, avrebbero già cercato di inserirsi nell’iniziativa, ma Rama avrebbe risposto negativamente rivendicando la partnership esclusiva con Roma. Le opposizioni italiane continuano invece a denunciare costi lievitati fino a 670 milioni di euro e la prospettiva di un intervento della Corte dei Conti sul progetto.
La premier ha chiarito che da qui all’entrata in vigore del Patto Ue i centri in Albania saranno operativi “esattamente come avrebbero dovuto dall’inizio”, pur riconoscendo di aver perso due anni. Non sono mancate le battute tra i due leader, con Rama che ha prefigurato per il 2028 l’avvio dei negoziati per l’ingresso dell’Albania nell’Unione Europea con Meloni alla guida sia dell’Italia che dell’Ue. Una previsione che ha strappato qualche sorriso ma che conferma il clima di affinità politica e personale tra i due capi di governo.