
Un abbonamento per spiare in diretta dalle telecamere hackerate

Un’inchiesta della Polizia postale ha acceso i riflettori su un fenomeno sempre più diffuso e inquietante: la vendita online dell’accesso a telecamere private hackerate, installate in abitazioni, studi medici, spogliatoi e cliniche estetiche. Attraverso piattaforme web e canali Telegram, gli utenti possono acquistare filmati rubati o persino ottenere il controllo diretto delle videocamere compromesse. A sollevare il caso è stata Yarix, azienda informatica di Treviso controllata dal gruppo Var Group, che ha individuato portali capaci di offrire migliaia di video provenienti da circa duemila sistemi di sorveglianza in tutto il mondo.
Le tariffe variano dai 20 ai 575 dollari, a seconda della popolarità e del numero di visualizzazioni dei filmati. Alcuni contenuti hanno superato le 20mila visualizzazioni, diventando di fatto virali. «Il problema diventa ingestibile quando i filmati circolano nelle chat private: rimuoverli del tutto è quasi impossibile», spiegano gli investigatori.
Il caso più eclatante è quello che ha coinvolto il conduttore Stefano De Martino e la compagna Caroline Tronelli. Un video intimo, registrato dalle telecamere di casa della donna a Roma, è stato trafugato e diffuso in rete. Nonostante le denunce presentate a Roma e Porto Cervo, l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura e gli interventi del Garante della privacy, il filmato continua a circolare.
Nei giorni scorsi un gruppo Telegram privato ha raggiunto quasi 3.000 iscritti in pochi minuti dopo aver diffuso un link diretto al contenuto. L’avvocato della Tronelli, Lorenzo Contrada, ha presentato nuove istanze chiedendo la rimozione definitiva del video. «Ogni nuova condivisione rappresenta una violazione della dignità e della privacy», ha ribadito il legale.
Secondo gli esperti di Yarix, il portale segnalato – attivo almeno da dicembre 2024 – offre estratti video gratuiti per invogliare gli utenti ad acquistare abbonamenti premium, che possono includere l’accesso diretto alle videocamere e la possibilità di gestirne i comandi. I pagamenti avvengono tramite bot su Telegram, con meccanismi che rendono difficile risalire ai gestori.
Gli investigatori stanno verificando la natura dei filmati: non tutti, infatti, sarebbero rubati. Alcuni potrebbero essere stati realizzati con il consenso dei protagonisti, ma la gran parte risulta provenire da sistemi violati all’insaputa dei proprietari. La Polizia postale, in collaborazione con la magistratura e con organismi internazionali, sta cercando di risalire ai server – spesso situati all’estero – e di bloccare la diffusione dei contenuti.
La vicenda mostra quanto la vulnerabilità dei sistemi di videosorveglianza e di domotica rappresenti oggi un grave rischio per la privacy, con conseguenze devastanti per chi si ritrova vittima di questa nuova forma di intrusione digitale.