
Torre Maura, inaugurata la nuova Casa della comunità

Un simbolo di riqualificazione urbana e restituzione alla cittadinanza. È questo il significato dell’apertura della prima “Casa della comunità” del Lazio, inaugurata ieri a Torre Maura, in via delle Averle. L’immobile, un tempo sede del Municipio VI, era stato occupato dagli anarchici nel 1992 e sgomberato solo nel luglio 2024, dopo ben 32 anni di occupazione illegale. Ora, grazie a un finanziamento di 1,9 milioni di euro, lo stabile torna a vivere sotto forma di un poliambulatorio moderno e funzionale, gestito dalla Regione Lazio e dalla Asl Roma 2.
Il nuovo centro sarà operativo da settembre, con una copertura giornaliera di 12 ore, e offrirà servizi essenziali come assistenza domiciliare, consultori, screening sanitari, punto prelievi, infermiere di comunità, nonché la presenza di medici di base e assistenti sociali. A supporto del progetto, anche una centrale operativa territoriale, finanziata con i fondi del PNRR.
L’inaugurazione ha visto la partecipazione di numerose autorità civili e militari, a partire dal presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha dichiarato: «Pochi mesi fa eravamo qui per l’avvio del cantiere, ultimato in tempi record. Questa struttura è uno dei tanti passi per una sanità migliore». Accanto a lui, anche il prefetto di Roma Lamberto Giannini, il questore Roberto Massucci, i vertici delle forze dell’ordine, il direttore della Asl Roma 2 Francesco Amato, e il presidente del Municipio VI Nicola Franco.
«Oggi è una bellissima giornata – ha sottolineato Giannini – perché un bene occupato illegalmente è stato restituito ai cittadini con un’opera utile a tutti». Dello stesso avviso il presidente di Municipio, Franco: «Dopo 32 anni riprendiamo possesso di un immobile strategico per i servizi sanitari e socio-assistenziali del territorio».
L’apertura della Casa della comunità rappresenta anche un segnale forte per le periferie della Capitale. Il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, ha parlato di un «atto concreto in una delle zone più disgraziate di Roma», mentre don Antonio Coluccia, impegnato in prima linea contro il degrado urbano, ha evidenziato: «Questa struttura era occupata da un centro sociale anarchico rivoluzionario, oggi torna ai cittadini. È un segno di fiducia, sicurezza e legalità».
Il modello delle Case della comunità punta a rafforzare l’assistenza sanitaria sul territorio e a ridurre la pressione sui pronto soccorso, creando una rete di cura più vicina ai cittadini. Oggi, la posa della prima pietra della nuova sede a Cesano prosegue il cammino intrapreso dalla Regione.