
Social vietati ai minori di 14 o 15 anni: legge bipartisan sui baby influencer

Niente più profili social per chi ha meno di 14 o 15 anni — la soglia è ancora in fase di limatura — e sanzioni per le piattaforme che non rispettano il divieto. È la principale novità della legge bipartisan targata Fratelli d’Italia e Partito Democratico, che punta a regolamentare i baby influencer e a tutelare i minori online, prevenendo lo sfruttamento economico e psicologico dei più giovani. Dopo mesi di trattative con la Commissione europea, l’obiettivo è approvare definitivamente il provvedimento entro l’inizio del 2026.
La legge interviene su due fronti: il divieto di accesso ai social per i minori, e le nuove regole per i minori tra i 14 e i 18 anni che lavorano come influencer. L’Agcom definirà specifici paletti per evitare che adolescenti utilizzati in campagne pubblicitarie siano sfruttati da genitori o terzi.
Negli ultimi anni, migliaia di bambini e adolescenti italiani hanno iniziato a pubblicare video promozionali su TikTok, Instagram e YouTube, sponsorizzando prodotti di moda, make-up o videogiochi. In molti casi, dietro i profili ci sono i genitori, che gestiscono i guadagni derivanti dalle visualizzazioni e dalle sponsorizzazioni. E Senza regole si rischia di cadere in una forma strisciante di sfruttamento minorile, ma travestito da hobby. Secondo un report di Save the Children, circa 336mila minori italiani tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze di “lavoro”, incluse attività sui social. Un vuoto normativo che la nuova legge vuole colmare, soprattutto dopo i casi legati allo scandalo “Pandorogate”, che hanno acceso i riflettori sul settore dell’influencer marketing.
Il ddl, a prima firma della senatrice di FdI Lavinia Mennuni e sostenuto anche dal Pd, stabilisce che non sarà possibile aprire un profilo social prima dei 15 anni, salvo ulteriori modifiche che potrebbero abbassare la soglia a 14. Inoltre, si alza a 16 anni l’età minima per fornire autonomamente il consenso al trattamento dei dati personali.
Per garantire il rispetto delle nuove regole, si introdurrà il “mini-portafoglio digitale europeo”, un sistema che permetterà la verifica dell’età online senza profilazione dei dati. Il progetto, coordinato dalla Commissione Ue, sarà attivo entro il 30 giugno 2026 e in Italia partirà in via sperimentale già nei prossimi mesi. Alcuni emendamenti prevedono anche l’obbligo per le piattaforme di richiedere documento d’identità e codice fiscale. In caso di violazione, il Garante della Privacy potrà imporre sanzioni alle piattaforme. Parallelamente, l’Agcom avrà il compito di emanare entro 180 giorni le linee guida per garantire trasparenza nelle sponsorizzazioni e per prevenire forme di sfruttamento dei minori.
Il provvedimento include anche un piano di informazione nazionale sui rischi legati all’uso precoce dei social, con campagne di sensibilizzazione nelle scuole e sui media. Saranno inoltre rafforzati gli strumenti di controllo parentale su smartphone e tablet. Il Movimento Italiano Genitori (Moige), che da tempo si batte per la tutela dei minori online, ha già avviato una class action contro Meta e TikTok. L’obiettivo è impedire l’accesso ai social ai minori di 14 anni e proteggere i ragazzi «da contenuti generati da algoritmi che creano dipendenza e disagio».
«Il nostro obiettivo è duplice – spiega la senatrice Mennuni –: proteggere i minori dai rischi del web e impedire che vengano usati come strumenti di marketing». Con la nuova legge, l’Italia punta a diventare uno dei primi Paesi europei a definire regole chiare e vincolanti per i baby influencer, in un equilibrio delicato tra libertà digitale e tutela dei minori.