
Smantellato il mercato nero dei visti falsi per immigrati del Bangladesh

Un complesso e redditizio sistema di corruzione per il rilascio di visti è stato smantellato a Roma, portando all’arresto di diplomatici e imprenditori. Un ristoratore bengalese, insieme a due connazionali, aveva orchestrato un vero e proprio mercato nero, facilitando l’ingresso in Italia di cittadini del Bangladesh, dietro il pagamento di ingenti somme di denaro.
Le indagini della Procura di Roma hanno rivelato che i diplomatici Roberto Albergo e Nicola Muscatello, in servizio presso l’Ambasciata italiana a Dacca, avrebbero ricevuto tangenti di vario genere in cambio del rilascio dei visti. Tra i “regali” figurano bonifici bancari, orologi di lusso come Rolex Daytona, dispositivi elettronici come iPhone e iPad, viaggi esclusivi a Dubai con servizi VIP, investimenti immobiliari negli Emirati Arabi, automobili e arredi.
L’operazione, condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma, ha portato all’arresto di 5 persone e ha svelato un meccanismo illecito attivo da anni, che si stava espandendo anche a Dubai e in Turchia. La denuncia è partita dall’onorevole Andrea Di Giuseppe, contattato dall’imprenditore bengalese Nazrul Islam per ottenere una corsia preferenziale per il rilascio dei visti.
L’imprenditore aveva offerto al deputato 2 milioni di euro e una percentuale sui guadagni, ma Di Giuseppe ha registrato la conversazione e l’ha consegnata alle autorità. Il gip Rosalba Liso ha definito la condotta degli indagati “odiosa” e ha sottolineato lo sfruttamento di persone in difficoltà economica.
Le indagini hanno rivelato una rete di complicità che coinvolgeva anche imprenditori disposti a farsi intestare false assunzioni per ottenere i visti. Muscatello ha confessato le modalità illecite di gestione delle pratiche, mentre Albergo avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro e altri beni da un complice. Le intercettazioni e le testimonianze hanno delineato un quadro di corruzione sistematica, con i diplomatici che agivano in modo spregiudicato per ottenere vantaggi personali.
Il sistema, ben rodato, prevedeva tariffe precise: 7.000 euro per un visto turistico e 15.000 euro per un visto “business”, oltre al 25% dei futuri guadagni dei beneficiari. Un vero e proprio business illecito, che sfruttava la disperazione di chi cercava una vita migliore in Italia.