
Si infittisce il mistero dell’omicidio di Fregene dopo l’autopsia

Si infittiasce il mistero sull’omicidio di Stefania Camboni, avvenuto nella sua casa di Fregene. Giada Crescenzi, 31 anni, sua nuora, è al momento l’unica persona indagata per l’efferato crimine. Il corpo della vittima presentava ben 34 coltellate: tre alla testa, diverse al torace, alcune delle quali hanno reciso di netto almeno due costole. Ma l’esito dell’autopsia mette in dubbio le certezze degli inquirenti.
L’autopsia ha rivelato una disperata lotta per la sopravvivenza. Sul corpo di Stefania Camboni sono state riscontrate evidenti lesioni da difesa sulle braccia, segno che la donna ha tentato di parare i colpi inferti con violenza. Una dinamica, dunque, tutt’altro che rapida e che fa sorgere interrogativi sulla posizione di Giada Crescenzi, che non presenta alcun graffio e afferma di non aver sentito nulla.
Molti aspetti del delitto rimangono ancora oscuri. Il corpo della Camboni, colpita durante la notte (anche se l’ora precisa del decesso è ancora da accertare), è stato ritrovato a terra, avvolto nelle lenzuola, come se qualcuno avesse provato a spostarlo senza successo. Le ferite profonde e la forza con cui sono state inferte, unite ai segni di difesa della vittima, contrastano con l’assenza di lesioni sul corpo della Crescenzi e del compagno Francesco, che si trovava al lavoro la notte dell’omicidio. “Mediamente, usando un coltello, se lo stesso scivola perché non penetra e dall’altra parte c’è un soggetto che non resta immobile, l’assassino dovrebbe avere (almeno ad essere generosi) un graffio”, si legge negli atti.
Un’altra ipotesi al vaglio degli inquirenti è se qualcun altro possa essere entrato nella villa. Il cancelletto e la porta d’ingresso erano aperti, l’appartamento era a soqquadro e non sono stati trovati il telefono della vittima, le chiavi di casa e dell’auto (quest’ultima ritrovata a 150 metri dalla villetta), né l’arma del delitto.
Nonostante ciò, il quadro indiziario al momento converge sulla 31enne. La versione fornita ai carabinieri è stata definita dal gip “inverosimile e illogica”, pur invitando il pubblico ministero a non escludere la possibile presenza di complici. Non si esclude, quindi, che altre persone possano essere state presenti nella villa, magari conosciute dalla vittima o fatte entrare dalla stessa indagata.
Giada Crescenzi continua a proclamarsi innocente, come ha fatto sin dal primo istante. L’omicidio di Stefania Camboni, una vedova di 58 anni considerata fragile in quanto in cura psichiatrica dopo la perdita del marito, potrebbe celare dinamiche più complesse di una semplice contrapposizione tra vittima e presunto carnefice. Si attende ora il sopralluogo della sezione rilievi dei carabinieri previsto per domani mattina, che potrebbe fornire ulteriori elementi utili alle indagini.