
Si discute lo stop all’aumento dell’età pensionabile per le forze dell’ordine
La discussione sulla manovra economica entra nel vivo e uno dei capitoli più delicati riguarda il futuro previdenziale delle forze dell’ordine. La norma che aveva introdotto l’aumento di sei mesi dell’età pensionabile per poliziotti, carabinieri e finanzieri — tre mesi di innalzamento strutturale più tre legati all’adeguamento alle aspettative di vita — era arrivata come una sorpresa, suscitando immediate proteste tra sindacati e rappresentanze del comparto sicurezza. Ora il Parlamento si prepara a valutarne la cancellazione, accogliendo parte delle richieste arrivate nelle ultime settimane dalle sigle di categoria.
Gli emendamenti segnalati in Commissione Bilancio del Senato includono diverse proposte volte a eliminare l’articolo che alza l’età pensionabile del personale in divisa. Tra le firme più rilevanti compare quella di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega alla Camera, ma anche le opposizioni si sono mostrate compatte nel chiedere una retromarcia. Accanto a queste richieste, però, c’è anche un ampio pacchetto di proposte della maggioranza che mira a rispondere alle sollecitazioni di Siap e Anfp.
Uno dei nodi più urgenti è il pagamento degli straordinari: al momento, le forze dell’ordine attendono ancora il saldo delle ore extra svolte nel 2023. In una lettera inviata ai vertici parlamentari, Giuseppe Tiani e Enzo Letizia hanno denunciato «un segnale di scarsa attenzione verso donne e uomini che con responsabilità sopperiscono quotidianamente alle carenze di organico». Il tema è diventato una priorità per diversi gruppi parlamentari.
Tra gli emendamenti figura anche l’istituzione di un fondo straordinario da 200 milioni di euro, promosso da esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia. Le risorse sarebbero destinate a riconoscere la specificità del lavoro svolto da polizia, forze armate e vigili del fuoco, finanziando indennità operative e trattamenti economici accessori. L’obiettivo è valorizzare chi lavora “sul campo”, spesso in condizioni di rischio e con organici ridotti.
A ciò si aggiunge un capitolo molto sentito dagli operatori del settore: l’importo delle pensioni. Poiché poliziotti e militari lasciano il servizio prima dei 67 anni previsti per la generalità dei lavoratori, il coefficiente contributivo applicato al calcolo dell’assegno risulta penalizzante. Gli emendamenti propongono di correggere il problema aumentando virtualmente l’età anagrafica usata per il coefficiente di trasformazione: un anno in più dal 2022 al 2025, due dal 2026, fino a quattro dal 2032.
Tra le proposte c’è anche quella di facilitare il riscatto delle abitazioni affittate agli agenti trasferiti per motivi di servizio legati alla lotta alla criminalità. Potrebbero usufruire di una prelazione speciale anche quando il contratto è scaduto da meno di sei mesi.
Tuttavia, essere tra gli emendamenti segnalati non garantisce l’approvazione definitiva. Il passaggio decisivo sarà quello del vaglio della Ragioneria generale dello Stato, che dovrà verificare la sostenibilità finanziaria delle modifiche. La decisione assume ulteriore peso nel giorno in cui Moody’s è attesa a esprimersi sul rating dell’Italia: una valutazione positiva renderebbe il percorso degli emendamenti ancora più selettivo. La partita resta dunque aperta, con sindacati e rappresentanti delle forze dell’ordine in attesa di risposte concrete.