
Scuola, crolla il numero di iscritti. C’è esubero di insegnanti

In un contesto di crescente denatalità, il sistema scolastico italiano sta affrontando sfide significative. L’effetto del calo demografico si riflette pesantemente nel numero di alunni nelle scuole e, di conseguenza, nella diminuzione del numero di docenti necessari per il prossimo anno scolastico. Secondo le stime provvisorie, la provincia di Roma perderà 327 cattedre per l’anno scolastico 2025-2026, una riduzione che si inserisce in un quadro più ampio di decrescita. Il numero di cattedre in organico, che nel 2024-2025 ammontava a 40.252, scenderà a 39.925 nel 2025-2026.
Nonostante la riduzione del numero di studenti, la richiesta di docenti di sostegno è in aumento. Questo fenomeno è legato all’incremento delle disabilità e alla crescente domanda di assistenza nelle scuole. In particolare, si prevede un aumento di 135 posti di sostegno per l’anno prossimo, con una domanda particolarmente alta nella scuola primaria, seguita dalle scuole secondarie.
La situazione, quindi, appare complessa e presenta delle contraddizioni. Se da una parte la denatalità porta a una riduzione del numero di alunni, dall’altra la scuola deve fare i conti con un panorama educativo più complesso, caratterizzato da disturbi dell’apprendimento, fragilità psicologiche e bisogni educativi speciali che richiedono un supporto sempre maggiore.
In un solo anno, circa 10.000 studenti sono “scomparsi” dalla provincia di Roma, con un calo di 9.665 alunni rispetto all’anno precedente. A settembre 2024, gli studenti saranno 482.046, con una distribuzione che comprende la scuola dell’infanzia (42.473 alunni), la scuola primaria (147.116), le scuole medie (106.586) e le scuole superiori (185.871). Nonostante le iscrizioni siano ormai definite, la distribuzione delle cattedre potrebbe subire delle variazioni, con gli istituti che comunicano il numero di classi per l’anno successivo.
L’assegnazione delle cattedre avviene in base al “fabbisogno” dei singoli istituti, che, dopo aver comunicato il numero di classi, permettono agli uffici territoriali di determinare il numero di cattedre assegnate. I criteri di distribuzione, infatti, non si basano solo sul numero di alunni, ma anche su fattori come la capienza delle aule, la presenza di alunni con Bisogni Educativi Speciali e altre caratteristiche specifiche delle scuole.
Se per i docenti di ruolo non c’è un rischio immediato di perdita del lavoro, il calo delle cattedre avrà impatti significativi per i precari. Infatti, con meno alunni e cattedre da coprire, i tempi di assunzione si allungano. Inoltre, il numero di posti vacanti sarà determinato solo dopo il 23 maggio, quando sarà noto il numero esatto di posti liberi in ogni provincia. La difficoltà per i precari di ottenere un posto diventa ancora più evidente quando si considerano le necessità di spostamento, con molti insegnanti costretti a trasferirsi in altre province per poter essere assunti.
Per i sindacati della scuola, la riduzione del numero di docenti è una questione critica. Se da un lato il calo degli alunni riduce il fabbisogno di insegnanti, dall’altro lato le scuole si trovano a dover affrontare sfide crescenti legate alla complessità dei bisogni degli studenti. I disturbi dell’apprendimento e le fragilità psicologiche, infatti, stanno diventando sempre più prevalenti nelle aule italiane, e i sindacati temono che la riduzione del personale possa compromettere la qualità dell’insegnamento e rallentare il processo di assunzione dei precari.
In particolare, il numero crescente di diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento nelle scuole romane, che in sei anni è raddoppiato, testimonia la crescente necessità di un personale docente preparato ad affrontare queste sfide. La scuola post-Covid deve quindi fare i conti con una domanda di supporto educativo più elevata, che richiede risorse adeguate.