
Scarcerato il “re dell’asfalto” romano: annullata la misura cautelare

Il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Mirko Pellegrini, imprenditore definito dagli inquirenti il “re dell’asfalto” della Capitale, accusato di essere a capo di una rete corruttiva nella gestione della manutenzione stradale. Arrestato lo scorso 26 maggio, Pellegrini era stato posto ai domiciliari per il presunto pericolo di inquinamento probatorio, una delle condizioni che, secondo la riforma Nordio, consente l’arresto immediato senza interrogatorio preventivo. Tuttavia, il Riesame ha ritenuto illegittima la misura per “mancato espletamento dell’interrogatorio”, accogliendo la tesi della difesa.
Secondo la Procura di Roma, l’organizzazione capeggiata da Pellegrini operava attraverso una galassia di società, molte delle quali intestate a prestanome, per aggirare i controlli e assicurarsi appalti pubblici. Al centro dell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e dal pm Lorenzo Del Giudice, vi è l’accusa di associazione a delinquere, frode nelle forniture pubbliche, turbativa d’asta e persino riciclaggio.
Il sistema si basava su materiali scadenti e sulla realizzazione di manti stradali con spessori inferiori a quelli previsti. I carotaggi venivano effettuati in punti scelti strategicamente, spesso su indicazione delle stesse ditte riconducibili a Pellegrini, con la complicità di tecnici comunali e regionali. “Era un sistema radicato, basato su corruzione sistematica e riduzione dei costi a discapito della sicurezza”, sostengono i magistrati.
Nel meccanismo illecito sarebbero stati coinvolti anche dirigenti dell’Astral, agenti della Polizia Stradale e funzionari del Campidoglio. Le mazzette venivano elargite sotto forma di denaro, orologi di lusso, cene e favori. Gli inquirenti hanno già iscritto nel registro degli indagati dodici prestanome e quattro dipendenti comunali, ma il numero, secondo fonti investigative, è destinato ad aumentare.
A convincere il collegio del Riesame sono state le argomentazioni degli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Cesare Gai, Gianluca Agostini e David Pizzicannella, che hanno contestato la genericità dell’accusa: “Non si può giustificare un arresto preventivo semplicemente sul timore che vengano usate società fittizie”, hanno sostenuto in aula. Secondo la difesa, mancava un concreto pericolo attuale di inquinamento delle prove. Il Riesame potrebbe ora disporre l’esecuzione degli interrogatori come misura alternativa.
In attesa delle motivazioni integrali del provvedimento, la scarcerazione di Pellegrini e dei suoi presunti complici rappresenta un duro colpo per la Procura, che aveva scommesso sulla solidità dell’impianto accusatorio.