
Sassaiola al Quarticciolo contro don Antonio Coluccia

Martedì notte, al Quarticciolo, si è verificato un nuovo episodio di violenza contro don Antonio Coluccia, il sacerdote salentino noto per il suo impegno contro lo spaccio di droga nelle periferie. Durante una visita per incontrare alcuni residenti esasperati dalla criminalità organizzata, il prete è stato aggredito da un gruppo di vedette che presidiano la zona. L’area, come spesso accade in quelle piazze di spaccio, era completamente buia a causa del sabotaggio dell’illuminazione pubblica, operato dagli stessi criminali per agire indisturbati.
Non appena don Coluccia ha messo piede nei lotti, alcuni individui hanno iniziato a lanciare pietre, seguiti da insulti e minacce. «Prete infame!», hanno urlato in coro diverse persone, alcune accompagnate da cani di grossa taglia. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito, ma l’intimidazione è stata evidente.
L’episodio ha suscitato immediata reazione da parte delle istituzioni. Il senatore Marco Scurria, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia, ha dichiarato: «Esprimo la mia piena solidarietà a don Antonio Coluccia, che da tempo combatte contro i clan cercando di salvare i ragazzi dal reclutamento criminale». Forte anche il messaggio del vicepremier Matteo Salvini: «Solidarietà al grande don Coluccia, prete coraggioso aggredito da criminali che temono il suo impegno anti-spaccio. Sono pronto ad accompagnarlo al suo prossimo blitz».
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha parlato di “intollerabile aggressione”, sottolineando: «Le pietre lanciate contro questo coraggioso prete non fermeranno la voglia di legalità che alberga nei quartieri difficili. Il suo coraggio è un faro». La Regione Lazio, ha assicurato Rocca, resterà al fianco di chi combatte per la comunità.
In serata, don Coluccia ha voluto ribadire pubblicamente il suo impegno, con un messaggio su X (ex Twitter): «Sono tornato a Quarticciolo. Le vedette hanno iniziato a lanciare pietre e qualcuno mi ha urlato “prete infame”. Proseguirò il cammino. Le tenebre non prevarranno».
Protetto da anni da una scorta per i numerosi rischi legati alla sua attività pastorale, il sacerdote continua a sfidare apertamente i clan della droga, parlando con la gente e restituendo dignità e speranza a interi quartieri. L’aggressione di martedì dimostra ancora una volta quanto sia pericolosa ma fondamentale la sua missione: restare presenti nei luoghi dove lo Stato deve far sentire forte la sua voce.