
Sanità, stop i gettonisti dal 1° agosto: si rischia il caos nei pronto soccorso

Scatta il conto alla rovescia per la fine dei contratti ai medici “gettonisti”, quei professionisti a chiamata che da anni colmano le falle degli organici nei pronto soccorso italiani. Dal 1° agosto 2024, in base alla norma voluta dal ministro della Salute Orazio Schillaci, non sarà più possibile prorogare i contratti esterni attraverso cooperative. Un cambiamento radicale nel sistema, che però arriva senza un piano alternativo, proprio nel periodo più critico per la sanità pubblica: tra ferie, ondate di caldo e aumento degli accessi in ospedale.
In alcune regioni italiane, i gettonisti rappresentano fino al 30% dei medici in servizio nei pronto soccorso. In media, secondo le stime, si parla del 18% a livello nazionale, pari a circa 10.000 professionisti. Di questi, oltre mille operano nel Lazio. Con lo stop imminente, interi reparti rischiano di rimanere scoperti, come avverte Alessandro Riccardi, presidente della Simeu: «Non siamo contrari al provvedimento, ma mancava una riforma parallela. Alcuni pronto soccorso potrebbero non reggere». E il rischio di diffusione della West Nile potrebbe alimentare un afflusso consistente di pazienti negli ospedali, soprattutto di Lazxio e Campania.
Il timore è che si torni alle proroghe, la “solita scorciatoia” già bocciata dalla Corte dei conti che nel 2024 ha definito il ricorso ai gettonisti «un problema nazionale», con una spesa insostenibile per le finanze pubbliche: oltre 450 milioni di euro solo quest’anno, 2 miliardi tra il 2019 e il 2024, secondo l’Anac.
Il vero problema, però, resta strutturale: la fuga dei medici dal servizio pubblico e il deserto di candidati per l’emergenza-urgenza. «Un terzo delle borse di specializzazione resta vuoto», denuncia Alessio D’Amato, ex assessore alla Sanità del Lazio e oggi consigliere regionale di Azione. «Molti giovani preferiscono lavorare in cooperative, dove in pochi giorni guadagnano quanto in un mese da dipendenti pubblici». Un circolo vizioso che svuota i reparti pubblici e alimenta il “business del gettone”.
Il ministro Schillaci ha promesso una riforma, stipendi più alti e maggiore flessibilità: «Vogliamo che i medici entrino dalla porta principale, con concorsi e assunzioni. Basta con i gettoni: quei soldi devono servire per contratti stabili». Ma dopo le dichiarazioni, nessun passo concreto è stato compiuto. Ora i pronto soccorso si trovano a fare i conti con una scadenza che potrebbe innescare un effetto domino.
Sotto accusa non solo il sistema di ingaggio, ma anche le modalità operative: alcune ispezioni NAS hanno scoperto gettonisti senza i requisiti professionali necessari per l’emergenza. Intanto, i turni logoranti, lo stress cronico e la mancanza di riconoscimenti economici allontanano nuovi ingressi. «Il nostro è un lavoro usurante. È giusto eliminare i gettonisti, ma serve una vera alternativa», ribadisce Riccardi.
Il rischio è chiaro: dal 1° agosto, i pazienti potrebbero trovarsi davanti a reparti senza personale sufficiente, con tempi d’attesa insostenibili e una sanità pubblica sempre più fragile. La riforma è stata annunciata, ma senza un piano B, potrebbe trasformarsi in un boomerang.