
San Camillo, partorisce in pronto soccorso dopo una tentata rapina
Una notte destinata a rimanere impressa nella memoria del personale del pronto soccorso del San Camillo Forlanini. Tra il 2 e il 3 dicembre una donna, all’ottavo mese di gravidanza, si è presentata in ospedale raccontando di aver subito un tentativo di rapina. Nel tentativo di fuggire sarebbe caduta a terra. Le sue condizioni sono apparse subito delicate e, nel giro di pochi minuti, la situazione si è trasformata in un’emergenza assoluta: il parto era imminente.
La donna viene accolta poco dopo la mezzanotte. Mostra la pancia e riferisce di aver perso il tappo mucoso cervicale. Gli operatori comprendono immediatamente che non c’è tempo da perdere e attivano le procedure per il trasferimento al pronto soccorso ginecologico, nel padiglione adiacente. Ma proprio mentre viene sistemata sulla barella dell’ambulanza interna, iniziano contrazioni sempre più forti. La paziente racconta di aver già avuto tre parti prematuri, tutti all’ottavo mese.
È chiaro che il trasferimento non è più possibile. La donna viene riportata nella sala dei codici di emergenza del pronto soccorso generale. Qui entra in gioco Chiara Colasanti, infermiera di 42 anni, con un passato professionale in Neonatologia. È lei la figura più esperta a cui il team decide di affidarsi. «Avevo lavorato in Neonatologia, ma non avevo mai fatto partorire una donna. È stato qualcosa di indescrivibile», racconterà poi.
Il parto avviene nella sala rossa, davanti agli occhi di altri pazienti in attesa, mentre l’équipe cerca di mantenere la calma e la concentrazione. Gli infermieri monitorano costantemente i parametri vitali della madre, somministrano ossigeno e fluidi per evitare un collasso, mentre i medici tentano senza successo di ottenere l’arrivo in tempo del personale ostetrico. Non c’è alternativa: bisogna intervenire subito.
«Ho visto la testa del feto e ho capito che non si poteva più aspettare», spiega ai cronisti Chiara Colasanti. «Non era in una posizione favorevole e il rischio per la madre e per la bambina era alto». Con il supporto dei colleghi, l’infermiera guida il parto fino alla nascita della piccola, avvenuta circa 45 minuti dopo la mezzanotte.
L’emozione dura pochi istanti. La neonata appare subito in difficoltà: è cianotica e la saturazione di ossigeno è molto bassa. Inizia una corsa contro il tempo. Viene aspirata, riscaldata e ventilata, mentre il personale continua ad assistere la madre e chiede rinforzi al pronto soccorso pediatrico e alla terapia intensiva neonatale. Sono minuti lunghissimi, carichi di tensione, durante i quali ogni gesto può fare la differenza.
Dopo circa quaranta minuti di manovre e assistenza continua, la situazione si stabilizza. L’ossigenazione migliora, il colorito della bambina diventa roseo e i parametri vitali tornano nella norma. Poco dopo arrivano la neonatologa e l’infermiere della Terapia intensiva neonatale, che prendono in carico la piccola con una culla termica. La madre viene trasferita in Ostetricia per le cure successive.
Quando tutto è finito, nella sala del pronto soccorso scatta un applauso spontaneo. Un riconoscimento sincero per Chiara Colasanti e per un’équipe che ha affrontato un evento imprevisto con sangue freddo e competenza. «È stato un incredibile lavoro di squadra», conclude l’infermiera. «Siamo tornati a trovare la mamma e la bambina: stanno entrambe bene. Questa notte non la dimenticherò mai».
M.M.