
Roma, tre concerti all’Olimpico per Ultimo: 180mila spettatori attesi

Il fenomeno Ultimo si spiega con un solo prefisso: “anti”. Anti-sistema, anti-casta, anti-tormentone. Un cantautore fuori dalle logiche dell’industria musicale, ma dentro il cuore di milioni di fan. Con 1,75 milioni di biglietti venduti nei tour, oltre 3,5 miliardi di ascolti su Spotify e quattro milioni di follower su Instagram, Niccolò Moriconi, 29 anni, originario di San Basilio, è diventato il simbolo di una generazione che non vuole stare al passo con le mode, ma farsi forza attraverso un’identità condivisa.
«Non può fermarci niente», grida dal palco ai suoi concerti, veri e propri raduni di un’umanità che si riconosce negli “ultimi”. Ed è con questo spirito che il prossimo 4 luglio 2026, sotto la Vela di Calatrava a Tor Vergata, lancerà il “Raduno degli Ultimi”, destinato a ospitare 120 mila fan. Ma prima di quel maxi-evento, lo aspetta il bagno di folla della tre giorni allo Stadio Olimpico di Roma, dove per i tre concerti di domani, giovedì 10 luglio, venerdì 11 e domenica 13 sono attesi complessivamente 180mila spettatori.
Il successo di Ultimo è tanto concreto quanto lontano dai circuiti tradizionali: le radio lo ignorano, la stampa lo attacca, eppure riempie stadi su stadi. Il suo ultimo singolo, Bella davvero, è già uscito dalle prime cinquanta posizioni di EarOne, nonostante il boom di ascolti in streaming. Eppure titoli come Sogni appesi, Colpa delle favole, Paura mai, Il ballo delle incertezze sono diventati colonne sonore per chi si sente fuori posto, non allineato, ferito ma ancora in piedi.
Il suo cantautorato sentimentale e “fuori moda”, che gli valse l’investitura di Baglioni a Sanremo 2018, ha creato una frattura con il mainstream. «Vedete quei posti dietro di voi? Sono sempre vuoti», ha detto ironicamente durante il suo ultimo concerto a San Siro, indicando la tribuna stampa. Una frecciatina seguita a quella ben più esplicita del 2023, quando dal palco alzò il dito medio verso i giornalisti. E a proposito di San Siro, sabato e lunedì scorsi, sono stati in 120mila a radunarsi allo stadio per cantare le canzoni di Ultimo.
La sua narrazione parte da lontano: «un bambino diverso, nel gruppo dei perdenti», che ha trovato nel pianoforte lo sfogo e nella musica un riscatto. La chiave – come il titolo del suo primo singolo – è proprio qui: la coerenza con le proprie fragilità, messe in musica e offerte al pubblico come rito collettivo. Una liturgia popolare in cui il palco diventa un altare e la passerella una chiave, simbolo del legame con il pubblico.
Con Ed Sheeran, che lo ha voluto ospite al concerto romano del 14 giugno, condivide lo stesso disprezzo per i critici musicali. E forse un sogno internazionale all’orizzonte. A ogni concerto, Ultimo non canta solo per chi lo ascolta, ma con chi si riconosce in lui. E ogni coro è un manifesto. «Dalla parte degli ultimi, per sentirmi primo», urla, e urla con lui un’intera generazione.