
Roma: sgominata una rete di corruzione negli appalti stradali

Un’ampia operazione della Guardia di Finanza di Roma, coordinata dalla Procura della Repubblica capitolina, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 5 persone e al divieto di contrarre con la Pubblica Amministrazione per 17 società. Le misure, disposte dal Gip del Tribunale di Roma, sono l’epilogo di un’indagine che ha svelato una presunta associazione a delinquere dedita a corruzione, turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta nel settore dei lavori di manutenzione stradale.
Al centro dell’inchiesta un gruppo imprenditoriale attivo nel settore, che, secondo gli inquirenti, si avvaleva di una serie di società intestate a prestanome per aggiudicarsi, anche attraverso presunti accordi corruttivi, gli appalti banditi per il rifacimento delle strade. Tra i cinque destinatari della custodia cautelare in carcere figura l’imprenditore romano di 46 anni, residente a Frascati, Mirko Pellegrini, già perquisito lo scorso novembre. Insieme a lui, sono stati raggiunti dalla misura Simone Pellegrini, Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pierantonio.
Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma avrebbero raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati, accusati di aver costituito un’associazione finalizzata a una serie indeterminata di reati. Come si legge nelle 100 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip Flavia Costantini, l’organizzazione avrebbe mirato a conseguire illecitamente contratti d’appalto da Roma Capitale e altri enti pubblici, lucrando attraverso “fraudolenti risparmi di spesa e falsa documentazione contabile“.
Il Gip Costantini motiva la decisione della custodia cautelare in carcere sottolineando che si tratta dell'”unica misura idonea e adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari“, ritenendo che gli arresti domiciliari non sarebbero sufficienti a impedire la prosecuzione delle attività illecite o l’inquinamento probatorio, data la possibilità di operare “mediante mezzi telematici e telefonici, non immediatamente e continuamente controllabili“.
Il giudice aggiunge inoltre che “non ricorrono cause ostative all’applicazione della misura cautelare sopra indicata“, dato che i reati contestati prevedono pene detentive superiori ai cinque anni e non risultano commessi in presenza di cause di giustificazione. L’operazione della Guardia di Finanza getta una luce inquietante sul sistema degli appalti stradali nella Capitale e nel Lazio, evidenziando la necessità di un controllo rigoroso sulla gestione dei fondi pubblici.