
Roma, scoperto un covo di armi e droga. Arrestati due corrieri albanesi

Due arresti distinti, un unico scenario: quello del traffico internazionale di stupefacenti che attraversa la Capitale e vede coinvolti soggetti legati alla criminalità albanese. Nei giorni scorsi, Enio Toska, 26 anni, e Gentian Marku, 28, sono stati bloccati rispettivamente a Pomezia e Montesacro con in mano cocaina, denaro e persino armi da fuoco. Il primo è già noto alle forze dell’ordine, il secondo invece è un volto nuovo del traffico di stupefacenti, mai intercettato prima.
Toska è stato fermato dai carabinieri mentre percorreva la Pontina Vecchia. Alla vista della pattuglia ha tentato invano di liberarsi di una dose di cocaina, gesto che ha portato a una perquisizione domiciliare ben più fruttuosa: quasi un chilo di polvere bianca, suddivisa in 15 pacchetti sottovuoto, e 35.800 euro in contanti. “Non ha rilasciato alcuna dichiarazione, ma il materiale sequestrato – appunti e cellulari – potrebbe fornire indizi sui canali di distribuzione”, riferiscono fonti investigative. L’uomo è sospettato di agire come “staffetta” per gruppi criminali più estesi.
Più complessa l’operazione dei Falchi della Squadra Mobile, che ha condotto all’arresto di Marku. Gli agenti hanno notato i movimenti sospetti di un’auto nei sotterranei di due condomini e hanno deciso di intervenire. In uno dei box auto è stato trovato un armadio blindato contenente cocaina confezionata per la vendita, due coltelli da taglio e una pistola calibro 7.65 rubata, completa di caricatore e oltre 30 proiettili. All’interno dell’auto, nascosti in una tasca, c’erano anche 2.600 euro, mentre nell’abitazione sono stati scoperti altri 2.000 euro in contanti, materiale per il confezionamento della droga e apparecchi elettronici. “Anche in questo caso il sospettato non ha parlato, ma i dispositivi elettronici sequestrati saranno analizzati per ricostruire la rete di contatti”, spiegano gli inquirenti.
Gli arresti di Toska e Marku si inseriscono in un quadro investigativo ben più ampio, che riguarda la presenza sistemica della criminalità albanese nel traffico di droga a Roma. Solo poche ore prima, operazioni parallele avevano fatto emergere il ruolo ancora attivo di personaggi come Elvis Demce, boss albanese capace di impartire ordini anche da carcere o domiciliari. Le sue direttive riguardavano recuperi violenti di denaro, minacce, sevizie e sequestri di clienti morosi o spacciatori rivali.
Le forze dell’ordine parlano di una struttura organizzata, capace di operare con armi, violenza e una logistica diffusa, come confermato dai recenti sequestri in garage e abitazioni. Con l’analisi dei telefoni e dei computer confiscati, gli investigatori sperano ora di risalire ai livelli superiori della catena del narcotraffico.