
Roma, rivolta al Quarticciolo contro la polizia che arrestava un pusher

Un nuovo episodio di violenza contro le forze dell’ordine si è verificato martedì mattina al Quarticciolo, quartiere romano da tempo segnato dallo spaccio di droga. Intorno alle 7, una pattuglia ha sorpreso un pusher africano di 25 anni intento a vendere cocaina in via Molfetta. L’intervento, che sembrava un ordinario arresto, si è trasformato in una scena da guerriglia urbana: dai palazzi circostanti sono piovute bottiglie di vetro piene di conserva, lanciate per colpire i poliziotti. «Abbiamo sentito i sibili a pochi centimetri dalla testa, un gesto che avrebbe potuto uccidere», raccontano gli agenti coinvolti.
La rivolta non è rimasta isolata. Alcune famiglie italiane, già note alle forze dell’ordine per precedenti legati allo spaccio, sono scese in strada per impedire l’arresto del giovane. Una dinamica che, secondo gli inquirenti, conferma il legame tra spacciatori stranieri e criminalità locale: i primi gestiscono la vendita, mentre i secondi incassano i proventi. Tre agenti sono rimasti feriti e trasportati in ospedale con prognosi di alcuni giorni, mentre lo spacciatore è stato comunque bloccato e portato via a bordo di una Volante.
L’arrivo dei rinforzi ha permesso di identificare diversi pregiudicati italiani e il balcone dal quale provenivano le bottiglie. Gli autori rischiano l’accusa di lesioni e, per chi ha lanciato gli oggetti dal terzo piano, potrebbe configurarsi l’ipotesi di tentato omicidio. Lo spacciatore arrestato è stato invece processato per direttissima a piazzale Clodio: nonostante il tentativo di dichiararsi innocente, i poliziotti hanno testimoniato di averlo visto cedere più dosi poco prima del blitz. Il giudice ne ha disposto la detenzione a Rebibbia. E’ l’ennesimo episodio di violenza nel quartiere legato al traffico di droga, contro le forze dell’ordine e contro chi agisce per la legalità, come don Coluccia, che venne accolto a sassate.
Il caso non è isolato: negli ultimi mesi il Quarticciolo è stato teatro di aggressioni con armi da fuoco, coltelli e persino fucili, con agenti costretti in alcuni casi a utilizzare il taser per difendersi. Nonostante i pattuglioni straordinari e i numerosi arresti, il quartiere continua a rappresentare un epicentro dello spaccio e della criminalità. La sfida resta aperta tra forze dell’ordine e clan locali, in una battaglia che sembra tutt’altro che conclusa.