
Roma, proteste scolastiche: per gli studenti coinvolti rischio bocciatura

Dopo settimane di occupazioni nelle scuole romane, per molti studenti potrebbero arrivare misure disciplinari pesanti. I dirigenti scolastici stanno valutando i provvedimenti da adottare contro chi ha partecipato o sostenuto le proteste. La difficoltà principale resta quella dell’identificazione: spesso gli occupanti agiscono con il volto coperto e in gruppo, rendendo complicato attribuire le responsabilità ai singoli. Ma nei casi in cui il riconoscimento avviene, le scuole possono avviare procedimenti disciplinari che, nei casi più gravi, portano fino alla bocciatura.
Le sanzioni, come spiega al Messaggero Cristina Costarelli, dirigente del liceo Galilei di Roma e rappresentante dei presidi del Lazio per l’Associazione nazionale dirigenti pubblici (Anp), dipendono dalla gravità dei fatti. «In caso di occupazione o comportamenti gravi possono scattare misure disciplinari», chiarisce. La punizione più frequente resta la sospensione: fino a 15 giorni è decisa dal consiglio di classe, mentre per periodi superiori interviene il consiglio d’istituto.
Con l’entrata in vigore, dal prossimo 10 ottobre, dei decreti attuativi della riforma del voto di condotta, cambiano però anche le regole sulle sospensioni. Per una o due giornate, lo studente dovrà svolgere attività di approfondimento educativo sulle conseguenze dei propri comportamenti. Se la sospensione è più lunga – da tre a quindici giorni – sarà obbligatorio partecipare a lavori socialmente utili o a iniziative di cittadinanza attiva presso enti o associazioni convenzionate con la scuola.
In passato alcune scuole avevano già introdotto percorsi simili, ma ora la norma diventa obbligatoria per tutti gli istituti. La sospensione potrà inoltre influire sul voto di condotta, che potrebbe abbassarsi se lo studente non mostra segni di ravvedimento. Tuttavia, come precisa Costarelli, «le due cose non sono necessariamente collegate: se un ragazzo dimostra di aver cambiato atteggiamento, il voto finale può non risentirne».
Con le nuove regole, un voto di condotta pari a 5 comporta la non ammissione all’anno successivo o all’esame di maturità. Con un 6, invece, l’ammissione non è automatica: lo studente dovrà presentare un elaborato sulla cittadinanza attiva, che per i maturandi diventa parte integrante del colloquio orale.
Più difficile, invece, l’applicazione di sanzioni economiche. Per imputare i costi di eventuali danni o pulizie straordinarie, infatti, occorrerebbe provare che lo studente identificato ne sia l’autore diretto. «Senza questa certezza, non possiamo far ricadere le spese sui singoli», spiega ancora Costarelli.
Resta quindi aperta la questione del risarcimento per i danni materiali subiti dagli istituti. Ma per i dirigenti scolastici la priorità è una sola: ristabilire un clima di legalità e responsabilità. Le occupazioni, nate da motivazioni politiche e sociali, rischiano ora di lasciare strascichi concreti sui percorsi formativi di chi vi ha preso parte, segnando l’inizio di un autunno scolastico tutt’altro che sereno.