
Roma, proteste contro la ciclabile di via Panama: “Progetto da rivedere”

Scendono di nuovo in strada i residenti di via Panama, nel cuore dei Parioli, per protestare contro la nuova pista ciclabile che, a loro dire, ha trasformato la zona in un imbuto di traffico, smog e insicurezza. La scintilla, ieri mattina, è stata l’ennesima scena di caos: il bus della linea 168 ha aperto le porte diversi metri prima della fermata a largo Cuba, bloccato tra auto e cordoli di cemento. «Non c’è spazio per manovrare, la corsia è stata ristretta per colpa della ciclovia», denuncia una delle residenti in protesta.
Dopo settimane di flash mob, l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè ha annunciato interventi correttivi che partiranno la prossima settimana e si concluderanno entro i primi di novembre. Ma i cittadini restano scettici. «Non bastano», avverte al Messaggero Benedetta Contardi, presidente del comitato “Sos Panama”. «All’altezza del semaforo pedonale resta una sola corsia e si crea un imbuto continuo».
Il paradosso, spiegano i residenti, è che anche i correttivi rischiano di peggiorare la situazione. Contardi denuncia: «Davanti allo stallo per il pulmino che accompagna mia figlia disabile verrà aggiunto spazio di manovra, ma la larghezza dello stallo sarà ridotta da 3,20 a 2 metri. Il mezzo ne misura 2,10: non ci sarà modo di farla salire e scendere in sicurezza». Come spesso capita, gli interventi “ambientali” promossi dalle varie Amministrazioni per limitare la velocità delle auto, o per renderne più difficoltosa la circolazione in favore delle bici, si risolvono in caos, traffico impazzito e aumento dello smog: si ottiene così il contrario di quello previsto.
La ciclovia, lunga quasi due chilometri, ha dimensioni “da autostrada”, lamentano i residenti: 2,5 metri di larghezza per i due sensi di marcia, una banchina da 1,40 metri, un marciapiede da 3,55 e due metri per la sosta delle auto. Risultato: meno spazio per le auto e congestione permanente. Già solo aver pensato una soluzione così bizzarra è incomprensibile.
Tra i punti più discussi c’è la cosiddetta “fermata Atac che visse due volte”, all’altezza di via Lisbona. «È stata costruita dopo una curva, con una banchina a cuspide che ha già provocato due incidenti», spiega Rocco Gaudioso, vicepresidente di Sos Panama. Dopo i sinistri estivi, la fermata era stata modificata, ma ora verrà spostata verso largo Bangladesh.
Gaudioso e altri residenti sollevano anche questioni normative: «Dal 2015 via Panama non è più una strada di viabilità principale, ma “locale”. Il decreto ministeriale 557 del 1999 stabilisce che su queste vie, se si realizza una ciclabile su carreggiata, deve avere un solo senso di marcia. Qui, invece, è doppio. Potrebbe essere un errore di progettazione», osserva Daniele Giannini, ex presidente del XIII Municipio.
Il Comune intende ridurre a due metri la larghezza della pista ciclabile all’altezza della svolta per viale Romania, portando la carreggiata a 5,60 metri. Verranno inoltre spostati i cassonetti vicino alla chiesa e rimpicciolita la banchina da 1,40 a 0,50 metri, mentre in corrispondenza di via Lima la carreggiata sarà ampliata fino a 7 metri.
Intanto, la contestazione si allarga ad altri quartieri. In lungotevere dei Mellini, i residenti si oppongono all’avvio dei lavori per un parcheggio interrato da 273 posti su due piani, fermo da oltre dieci anni. Temono che gli scavi possano compromettere la stabilità degli edifici storici e valutano un ricorso al Tar. Mentre il Comune promette soluzioni rapide, a via Panama continua la battaglia tra ciclisti, automobilisti e cittadini che chiedono una cosa semplice: poter respirare e muoversi senza sentirsi prigionieri nel traffico.